di
Viviana Facchinetti
Staccando l’ultimo foglio del calendario, remoti ricordi scolastici di
leopardiana memoria riportano alla mente il dialogo di un venditore
d'almanacchi e di un passeggere: esiste l’anno
vissuto che vorremmo rivivere?
Forse meglio ricordare Lucio Dalla e pensare all’anno che verrà.
Bando alla retorica ma, ammettiamolo,
mettendo in archivio un anno,
è spontanea umana debolezza occhieggiare
alla speranza, punteggiandola
di buoni propositi per quelle pagine che si
presentano tutte da scrivere.
In mezzo però - non lo so se capita a tutti -
c’è quella strana sensazione del 7 gennaio:
quella sorta di fermo immagine di qualche attimo,
che fa capire come tutto
il fermento dei giorni passati sia finito. Luci spente
e decorazioni da smontare,
il presepe da riporre, aghi di pino da ripulire;
luoghi, strade e vita intorno a noi,
che riprendono contorni e ritmi di sempre...
Siamo entrati nella normalità del nuovo anno,
in viaggio su un binario, dal percorso parallelo
e contrario a quello di prima.
A questo proposito non so dove e non ricordo quando,
sono stata colpita dalla lettura
nel web di una metafora – di autore sconosciuto -
che rapportava la nostra vita ad un viaggio
in treno: con le stazioni, le soste, i cambi,
i passeggeri che salgono e scendono,
e con cui ci si trova a condividere un tratto del percorso...
Fra i passeggeri
del mio treno, da sei mesi ci sono gli amici del LCPE
lettori de L’Arena di Pola,
che ringrazio per il viaggio fatto assieme fino ad ora,
per aver partecipato
e condiviso storie, memorie e programmi del nostro giornale.
Purtroppo non sono mancate le gallerie e le fermate
in cui persone speciali
– di cui sento la mancanza - sono dovute scendere.
Ma voglio guardare alla luce fuori del tunnel
e accogliere con un sorriso
tutti i passeggeri che vorranno salire sul nostro treno e unirsi
a noi in questo viaggio, che auguro sia sempre più bello,
interessante e partecipato.
BUON ANNO A TUTTI NOI!
con l'auspicio di poter dire fra 365 giorni “è stato un anno buono”.