Dal 55.mo Raduno nazionale degli esuli da Pola, per la prima volta in città
Appuntamento per un nuovo (per)corso
Santa Messa in memoria dell’equipaggio della «Rossarol»
Giornata improntata alla memoria quella di ieri, domenica, per i partecipanti al 55.esimo Raduno nazionale degli Esuli da Pola. In mattinata la preghiera in Duomo, alla S.Messa celebrata da Mons. Eugenio Ravignani e Mons. Desiderio Staver. Il rito ha visto la partecipazione del coro della SAC Lino Mariani.
Più tardi, al Cimitero della Marina, lo scoprimento nel Sacrario italiano della targa in memoria dei Caduti del "Cesare Rossarol", il cacciatorpediniere affondato al largo di Lisignano il 16 novembre 1918 per l’impatto con una mina. Alla presenza del console generale d’Italia a Fiume, Renato Cianfarani, delle autorità locali regionali, dei vertici della CNI, del sindaco del Libero Comune di Pola in Esilio, Argeo Benco, e degli esuli che hanno aderito al Raduno, il generale Silvio Mazzaroli ha aperto il cerimoniale ricordando i tragici avvenimenti di quel 16 novembre 1918, quando perirono in mare 93 uomini, tra sottufficiali e marinai, nonché lo stesso capitano, Ludovico De Filippi, al quale venne conferita una medaglia postuma per il coraggio, per avere salvato un marinaio al quale cedette il proprio salvagente.
Mazzaroli ha accentuato l’interesse dell’Italia al recupero del monumento al "Rossarol", auspicando che diventi quanto prima bene protetto, considerato lo stato di degrado in cui versa da decenni nei pressi di Marlera, a Lisignano. La targa scoperta è un calco della targa bronzea originale, che, ovviamente, non è stato possibile recuperare, ha ancora specificato Mazzaroli.
Targa «Istria Terra Amata» a Stefano Zecchi
Grande partecipazione degli esuli, venerdì sera, nella sala-convegni dell’albergo Riviera, alla cerimonia di conferimento della benemerenza "Istria Terra Amata" allo scrittore Stefano Zecchi "per il contributo dato alla diffusione della nostra storia a livello nazionale": questa la motivazione letta anche dall’intervistatrice, Lucia Dellaspiga.
La targa al prof. Zecchi, veneziano di nascita, docente ordinario di Estetica presso l’Università degli Studi di Milano, nonché giornalista e scrittore, anche volto noto del piccolo schermo, gli è stata consegnata dal sindaco del Libero Comune di Pola in Esilio, Argeo Benco, e dal direttore dell"Arena di Pola", generale Silvio Mazzaroli. Molto appaludito dal pubblico in sala, Zecchi, premiato dagli esuli per il romanzo "Quando ci batteva forte il cuore", ambientato a Pola nel 1945.
"L’idea di raccontare la vicenda di Pola, è la risposta di Zecchi a una delle domande dell’intervistatrice, nasce da un desiderio di conoscenza di queste vicende drammatiche che hanno toccato l’Italia dell’Adriatico orientale, e da ricordi miei, di quando ero piccolo ed avevo visto in prima persona l’arrivo di queste motonavi a Venezia".
Zecchi ha detto di avere impresso nella memoria il modo dismesso e malinconico dei profughi, e di ricordare il trattamento che avevano usato loro a scuola, dove, prima di entrare nelle classi, si veniva chiamati per gruppo, e puntualmente, chi rimaneva nel cortile scolastico ad aspettare l’invito ad entrare, recava con sé un cartello con scritto "profugo".
"Ho impressa questa discriminazione", ha aggiunto Zecchi, puntando il dito sulla politica italiana dell’epoca, che, secondo lui, non ha creduto per decenni alla causa, fin tanto da dimenticarla. "Col passar del tempo, ha aggiunto, la rimozione è stata sanata, curata, come le ferite, ma è soltanto fino a un certo punto così". (...) "La figura del profugo, ha proseguito il filosofo, è figlia di una rimozione politica che ci riguarda, come ci riguarda la questione dell’Esodo". (...)Presto il romanzo potrebbe diventare un film, ha confermato Zecchi, che è stato contattato per questo da Pupi Avati.
Rosanna Mandossi Benčić
«Ciacole» e ricordi all’estivo comunitario
Intrattenimento congiunto tra esuli e rimasti, sabato sera, all’estivo della Comunità degli Italiani polese. Tra i numerosi astanti, i vertici del Libero Comune di Pola in Esilio, il sindaco, Argeo Benco, ed il generale Silvio Mazzaroli, il presidente della CIP, Fabrizio Radin con i collaboratori, ed il presidente di Unione Italiana, Furio Radin.
Spazio, quindi, agli apprezzati protagonisti della serata, trascorsa in un’atmosfera piacevole, di canto nel canto, perché la musica ha accomunato esecutori e pubblico, partecipe in ogni momento. Seppure, ed è questa la particolarità di un incontro che farà la storia di oggi, per la grossa adesione a questo raduno che ha segnato per tanti il rientro nella città natale dopo decenni di sofferta assenza, forte è stata la voglia di parlare, e non soltanto quella di ascoltare. É andata così, e nessuno (c’è da sperare) è andato via scontento.
Performance alla tastiera elettrica per il connazionale Gianni Signorelli, apprezzato dal pubblico quanto lo è stato, poco dopo, il Coro maschile della "Lino Mariani", diretto da Edi Svich, accompagnato al pianoforte da Branko Okmaca. Ha presentato la serata l’infaticabile Valmer Cusma. Il coro ha cantato "Sotto i pini de Stoia" e "Allegria". Più tardi, anche "Evviva el vin" e "Canzoniere polese", cantato dal Coro misto della "Mariani", hanno goduto dello stesso apprezzamento del pubblico, che ha accompagnato in sottofondo la corale comunitaria. Applausi calorosi anche alla Compagnia Grado Teatro per il suo "Radio Pola". (rm)