Editoriale di Silvio Mazzaroli
Ritornare a Pola: come e perché
Il poter ritornare a Pola, che ancora intimamente sentiamo come la nostra Città, è sempre stato il sogno, perlopiù inconfessato, di noi esuli; un sogno vissuto per tanto tempo esclusivamente ad occhi chiusi, perché ritenuto irrealizzabile ed oggi, invece, da prendere in seria considerazione – quantomeno per un ritorno di breve durata – con la consapevolezza che, a volerlo, lo si può trasformare in realtà; un sogno, tuttavia, non così facile da realizzare come potrebbe apparire a quanti non hanno vissuto la tragedia dell’esodo.
Le ferite lasciate da quel dramma sono state profonde e per taluni sono tuttora aperte; ci sono molti di noi che hanno ancora difficoltà a compiere un passo che comporta, inevitabilmente, il tornare con il pensiero a ciò che abbiamo vissuto. Impossibile non capire la stretta al cuore che può provare chi, guardando un edificio, si ritrova a dire «quella era la mia casa, la mia bottega, lì sono nato, ho giocato, ho lavorato…»; o la nostalgia di chi, specchiandosi nel verde-azzurro del mare di Stoia, di Valcane… ripensa «qui ho imparato a nuotare» o della coppia che, transitando sotto l’Arco dei Sergi o davanti la "Rena" ricorda «qui ci siamo scambiati il primo bacio»; o il lancinante dolore di chi, transitando per la propria via, viene trafitto dal ricordo «qui ho visto portare via mio padre ed è stata l’ultima volta che l’ho veduto» o di chi, guardando in lontananza la spiaggia di Vergarolla, ripensa inevitabilmente «lì ho perduto un fratello, un congiunto, un amico». Gli "o" sarebbero, anzi sono, infiniti, perché da qualsiasi parte uno di noi volge lo sguardo, ad ogni passo che compie un ricordo, brutto o bello che sia, lo colpisce nel fondo dell’anima.
Sì, ritornare è difficile! Eppure, in parecchi l’abbiamo fatto e nel 2011 abbiamo dato ufficialità al nostro ritorno a Pola partecipando – con un’adesione superiore ad ogni più rosea aspettativa che ne ha decretato l’innegabile successo – al nostro 55° Raduno nazionale, svoltosi per la prima volta nella Città natale. Siamo stati accolti bene; ci siamo trovati bene. Nessuno di chi c’era ha rimpianto il passo compiuto ed è per questo che abbiamo deciso di ripetere l’esperienza anche nel 2012.
Una cosa deve essere, però, ben chiara a tutti: a chi torna e a chi ci vede tornare. Non torniamo da turisti; non lo possiamo proprio fare, perché siamo parte integrante, non solo della storia di Pola, ma anche della sua attualità dal momento che ciò che qui abbiamo lasciato, lingua, tradizioni, cultura… ancora vi si respira. Lo percepiamo noi; lo percepisce – magari con fastidio da parte di qualcuno – chi ci vive; lo percepiscono anche i numerosissimi turisti, quelli veri, che ignari la visitano annualmente. Per questo la nostra presenza in Città, e più in generale in Istria, oltre ad essere visibile, deve voler dire qualcosa ed aprire una prospettiva. È con questo obiettivo che abbiamo definito il programma del nostro, ormai imminente, Raduno cercando, ancor più che nella passata edizione, di coinvolgere anche i nostri connazionali che lì risiedono.
Vi abbiamo inserito – e non poteva essere diversamente per persone che non si vedono da tanto tempo o, quantomeno, non frequentemente – diversi momenti conviviali, per cercare di ristabilire un’antica familiarità che consenta a tutti di sentirsi di nuovo "comunità" ed a noi, in particolare, di risentirci, per quanto possibile, "a casa". Tra questi, di particolare rilievo sarà l’incontro previsto nella serata di sabato 12 maggio in Comunità degli Italiani allorché, a seguito dello spettacolo "Bora", consegneremo a Nelida Milani e ad Anna Maria Mori, co-autrici dell’omonimo libro, la nostra benemerenza "Istria, Terra amata", quali antesignane di quel dialogo "esuli-rimasti" a cui vorremmo riuscire a dare sempre maggior vigore.
Non mancheranno, però, anche momenti di grande valore etico e morale nonché sociale e culturale, concordati con l’Unione Italiana e con la Comunità degli Italiani di Pola.
È appunto in quest’ottica, come già illustrato nella precedente "Arena", che sempre sabato 12 maggio daremo vita ai significativi omaggi alle Vittime – in particolare, ma non solo, italiane – degli opposti totalitarismi che hanno caratterizzato, coinvolgendoci nostro malgrado, il di poco trascorso "secolo breve". Trattasi di un’iniziativa che nulla ha di revanscistico e che è semmai volta a rendere compatibili, perché reciprocamente rispettate, memorie destinate a rimanere inevitabilmente disgiunte. In particolare, con l’omaggio al Monumento di Montegrande, sito alle porte di Pola, intendiamo altresì promuovere – e l’esplicitiamo a chiare lettere, poiché abbiamo l’impressione che il significato della nostra iniziativa non sia stato recepito in loco da chi di dovere – una maggiore e più diretta partecipazione dell’Amministrazione di Pola all’annuale celebrazione presso il Cippo in memoria delle vittime di Vergarolla. Entrambi i monumenti, infatti, fanno riferimento ad episodi particolarmente significativi della storia tuttora viva, perché sentita della Città e l’uno non può, non dovrebbe essere ricordato a discapito né, tanto meno, in contrapposizione dell’altro.
Ancora, lunedì 14 maggio, dedicheremo una mattinata al ricordo, nel 10° anniversario della scomparsa, del Prof. Mario Mirabella Roberti e della sua meritoria opera nonché all’illustrazione dell’attualità "archeologica" dell’Istria e di Pola; interverranno relatori italiani e croati. Con detta iniziativa intendiamo anche rilanciare il progetto, da lungo tempo perseguito ma non ancora potuto realizzare, della messa in sito di una targa in memoria dell’illustre studioso ed archeologo, nonché dei suoi collaboratori, ing. Fausto Franco ed arch. Gino Pavan, autori a Pola, nel biennio 1946-’47, dei restauri del Tempio d’Augusto, della navata del Duomo e del Chiostro di S. Francesco danneggiati dai bombardamenti alleati nel corso del II° Conflitto mondiale. A fine giornata, in Comunità, ascolteremo con piacere il programma musicale che il Coro "Lino Mariani" ha voluto offrirci per celebrare, anche con noi, il 65° anniversario della sua costituzione.
Come credo risulti comprensibile da quanto precede, lo spirito con cui ci accingiamo a vivere il nostro 56° Raduno nazionale a Pola non è assolutamente quello di svolgervi una semplice, per quanto interessante e piacevole, gita. Abbiamo voluto riempirlo di significati, con il cuore inevitabilmente rivolto al passato, la volontà di vivere al meglio un presente ancora contraddistinto da non poche difficoltà e la mente aperta al futuro. Con il conforto della condivisione e del sostegno di non pochi connazionali ivi residenti, l’abbiamo soprattutto concepito con la speranza che ogni passo compiuto oggi sia prodromo per un ulteriore passo da compiere domani per cercare di rendere la nostra presenza, ancorché saltuaria, a Pola un fatto pressoché "normale".
Ciò che in definitiva vorremmo è potervi ritornare non da turisti e nemmeno da esuli bensì, senza patemi ed apprensioni, da semplici Polesani che le vicende della vita hanno portato a vivere altrove. Non sarà facile; non lo sarà sino a quando ci sarà qualcuno che, prigioniero di un passato di cui è incapace o non vuole liberarsi, continuerà pervicacemente a considerarci solo, quando non anche "colpevolmente", ESULI. Sta, comunque, in primis a noi non lasciare cadere la speranza ed impegnarci perché questo possa prima o poi succedere.
Silvio Mazzaroli