ANTONIO BALLARIN PRESIDENTE DI FEDERESULI
E’ durato due ore e mezza nel pomeriggio di giovedì 2 ottobre, all’Hotel “Tritone” di Mestre, il Consiglio federale della Federazione delle Associazioni degli Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati, che si riunisce a cadenza annuale. Vi hanno partecipato rappresentanti di tutti e cinque i sodalizi aderenti: Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Associazione delle Comunità Istriane, Associazione dei Dalmati Italiani nel Mondo - Libero Comune di Zara in Esilio (ADIM-LCZE), Libero Comune di Fiume in Esilio (LCFE) e Libero Comune di Pola in Esilio (LCPE). All’ordine del giorno c’erano la relazione del presidente uscente, alcune modifiche statutarie e l’elezione del nuovo presidente.
La relazione di Renzo Codarin
Il presidente uscente Renzo Codarin ha fatto un consuntivo dei suoi 7 anni di mandato, rallegrandosi per il rientro dell’LCPE, che fa salire da 4 a 5 gli aderenti. «Ho sempre ricercato tra noi – ha detto – un clima di amicizia, condivisione e collaborazione, impegnandomi affinché l’Italia conoscesse la nostra storia. La bella trasmissione Porta a Porta della scorsa notte dimostra da un lato i passi avanti, dall’altro la persistente ostilità di qualcuno in Rai, visto l’orario impossibile. Abbiamo tentato l’intesa con lo Stato soprattutto grazie ai buoni uffici del sen. Lucio Toth presso la Presidenza della Repubblica e il Ministero degli Esteri [MAE], che hanno compiuto pochi passi senza sentirci. Non ci siamo opposti al concerto dei tre Presidenti a Trieste e abbiamo considerato l’Europa una grande opportunità. Così ora le istituzioni italiane e in particolare l’Università Popolare di Trieste [UPT] si interessano anche del Montenegro».
«Il sottosegretario agli Esteri Benedetto della Vedova – ha continuato Codarin – ci ha voluto incontrare sul tema della Fondazione. La proposta di istituirla venne dall’allora sottosegretario Alfredo Mantica, che ci spiegò: l’Italia dovrà incassare i soldi dovuti da Slovenia e Croazia per i beni della Zona B; o andranno in cavalleria o verranno destinati a una Fondazione, sull’esempio di quelle fatte in Germania per le minoranze tedesche all’Est. La Commissione ministeriale per l’applicazione della legge 72/2001 ha finanziato uno studio di fattibilità che ha prodotto una bozza di statuto, depositato presso un notaio triestino. Ci era stata data fretta poiché sembrava che di lì a poco sarebbero dovuti arrivare i soldi di Slovenia e Croazia. Scavalcando la Federazione, qualcuno ad essa estraneo ne aveva discusso direttamente con Mantica, salvo poi tirarsi indietro. Questa Fondazione sarebbe sotto il controllo del Ministero dell’Economia e delle Finanze. All’interno la maggioranza la deterrebbe FederEsuli, ma senza escludere l’Unione degli Istriani. Renzo de’ Vidovich non è informato e costruisce castelli in aria, ma la relazione di Radivo sulla riunione di Trieste ha aiutato a fare chiarezza».
Il segretario generale di FederEsuli Giorgio Varisco (ADIM-LCZE) ha rammentato che il Governo ci aveva detto che dal 2016 i soldi per la legge 72 non ci sarebbero più stati.
Il vicepresidente uscente di FederEsuli Lucio Toth (ANVGD) ha ricordato che, quando si trattò di rinnovare l’ultimo triennio, ci venne chiarito che la prossima volta sarebbe stato difficile un ulteriore rinnovo vista la situazione finanziaria.
«Grazie ai nuovi vertici dell’UPT – ha ripreso Codarin – si stanno gestendo in modo trasparente i rapporti con il Governo e l’Unione Italiana [UI]. De’ Vidovich, che era nel Consiglio di amministrazione dell’UPT, aveva cominciato una polemica in particolare contro Maurizio Tremul sull’asilo di Zara e sull’intestazione dei beni delle Comunità degli Italiani».
«Avevamo chiesto anche noi l’intestazione di tali beni – ha rilevato Guido Brazzoduro (LCFE) – a un ente ministeriale italiano o all’Ambasciata, ma Zagabria si era detta contraria, ragion per cui il Ministero degli Esteri aveva ripiegato sull’UI».
«Comunque – ha commentato Codarin – dovremo rifare un tentativo. Subentrando a de’ Vidovich nel Consiglio di amministrazione dell’UPT, ho tentato una soluzione per l’asilo di Zara. Fino ad allora lo scontro si era rivelato infruttuoso, mentre i soldi rimanevano non spesi. Alla fine si è ottenuto un grande risultato anche grazie all’UPT, che ha anticipato 8.000 euro. La legge 72 impedisce di destinare fondi a iniziative di questo genere, mentre la Fondazione potrebbe farlo».
«Dopo che – ha continuato Codarin – il funzionario incaricato aveva smesso di seguire le pratiche, c’era stato un blocco nel versamento dei contributi statali previsti dalla legge 72. Gli è subentrato un altro funzionario. Recentemente abbiamo inoltre fatto un accordo di consulenza operativa con l’UPT affinché curi le pratiche. In tal modo si stanno anche risolvendo preventivamente le problematiche, così da evitare futuri rilievi. Resta da capire quando arriverà il saldo 2011. Nel caso superasse una certa cifra, forse verrebbe spezzato in due bonifici. Certamente sarà pagato prima il 2011 e poi il 2012. Invece i progetti 2008 e 2009 sono ancora in mano a una funzionaria non interessata a procedere speditamente».
«Un alto dirigente della Farnesina – ha informato Antonio Ballarin (ANVGD) – vorrebbe liquidare i saldi 2010 e 2011 e gli acconti 2012 entro quest’anno. Vorrebbe inoltre che cominciassimo a ragionare sul 2013, ma intanto aspettiamo il pregresso. Da quando l’attuale funzionario incaricato darà il via libera, ci vorranno almeno 30 giorni per l’erogazione. Se invece si slitterà al 2015, i fondi per il 2011 diventeranno perenti e i tempi si dilateranno di altri 4 mesi per necessità burocratiche. Mancano poi le linee guida di rendicontazione da allegare alla convenzione che è stata registrata alla Corte dei Conti. A giorni il MAE presenterà un emendamento alla legge di stabilità per confermare l’UPT come soggetto certificatore delle rendicontazioni e stabilire che i soldi non spesi durante un’annata passano alla successiva».
«La legge 72 – ha osservato Toth – fu varata in una stagione politica che non c’è più. Non essendo ora possibile una nuova legge sugli indennizzi, la Fondazione è l’unica soluzione per non morire. Oggi infatti sono le associazioni che tengono in vita i nostri giornali, mentre un tempo erano gli abbonamenti a sostenerle. Io ho passato le “consegne” a Ballarin, Brazzoduro e Codarin, che ormai sanno tutto quanto c’è da sapere. A Trieste sta lavorando bene anche Braico, e Radivo è stato utilissimo alla riunione dell’11 luglio. Finalmente UPT, IRCI e FederEsuli collaborano e non sono più nemiche».
«A Zara – ha aggiunto Toth – la situazione dell’asilo si è sbloccata. Del Montenegro inizialmente l’UI non voleva occuparsi, essendo competente solo per Slovenia e Croazia e lamentando una coperta già corta. Poi però Furio Radin è andato all’inaugurazione della Comunità Italiana a Cattaro, puntando alla tutela delle minoranze sia italiana che croata».
«Il 25 settembre – ha relazionato Ballarin – si è svolta una positiva riunione alla Farnesina, presenti per il MAE il sottosegretario Della Vedova e il ministro plenipotenziario De Luigi, e per FederEsuli Giuseppe de Vergottini, Lucio Toth, Davide Rossi e io. Della Vedova ha concordato sul fatto che i dollari di Croazia e Slovenia debbano in qualche modo andare agli esuli (non solo della Zona B) e che l’unica via è la Fondazione. Gli abbiamo fatto presente che 60-65 milioni di euro, cioè il corrispettivo dei 90 milioni di dollari, sarebbero il minimo per consentirle di autoalimentarsi senza intaccare il patrimonio, ottenendo annualmente una somma analoga a quella della legge 72. Ciò non significa abdicare all’equo e definitivo indennizzo: la Fondazione non ne sarà la pietra tombale. Resta il problema di come e quando partire. Il MAE vorrebbe che la Fondazione fosse già istituita prima che Slovenia e Croazia versassero il dovuto, ma le associazioni degli esuli potrebbero partire al massimo con un capitale iniziale di 5.000 euro a testa. L’ambasciatrice d’Italia a Zagabria Emanuela D’Alessandro ci ha segnalato la volontà di Croazia e Slovenia di chiudere il contenzioso con l’Italia sui beni».
«La Commissione interministeriale per gli indennizzi – ha reso noto Ballarin – è stata convocata a luglio e a settembre. La maggioranza è delle associazioni dei profughi, che stanno facendo lavoro di squadra. Quelle dei rimpatriati da Libia ed Eritrea sono molto combattive e hanno avvocati validi che intentano cause valendosi di perizie sui beni perduti. Un funzionario mi ha confidato che lo Stato italiano ci ha trattato “peggio dei cani randagi” corrispondendoci appena il 5-7% del dovuto, mentre ai profughi da Libia ed Eritrea ha dato molto di più. La strada da battere sarebbe una legge di rivalutazione dei coefficienti di indennizzo, tanto più che lo Stato può pagarci anche con le sue proprietà demaniali».
Il vicepresidente uscente di FederEsuli Manuele Braico (Associazione delle Comunità Istriane) ha affermato che la nostra gente attende l’indennizzo equo e definitivo e che la fine della legge 72 sarebbe la fine dei nostri sodalizi.
Brazzoduro ha osservato che la legge 137/2001 sugli indennizzi prevedeva coefficienti bassi e scalari, che la cifra globale restante da versare sarebbe di circa 2 miliardi di euro e che il MAE potrà chiedere a Slovenia e Croazia anche gli interessi per il ritardato pagamento del debito.
Codarin ha sottolineato la necessità di portare tutti gli aventi diritto al coefficiente 350, ha annunciato l’intenzione di convocare a Trieste un’assemblea informativa sulla questione beni ed ha aggiunto che la Fondazione potrà avere scopi non solo culturali ma anche assistenziali e promuovere studi giuridici patrocinando ad esempio cause pilota sui beni.
Toth ha evidenziato le maggiori difficoltà per gli esuli giuliano-dalmati di presentare perizie documentate, aggiungendo che un accordo Gheddafi-Berlusconi contemplava anche un indennizzo libico per i beni espropriati agli italiani.
Le modifiche allo Statuto
Le modifiche statutarie sono passate all’unanimità.
All’art. 1 si è aggiunto l’LCPE alla lista degli aderenti.
All’art. 5 si sono fatti salire i membri del Consiglio federale da 16 a 20 (al massimo 4 per sodalizio) più il presidente.
All’art. 6 si è precisato che l’Esecutivo è composto da un rappresentante per ognuna delle 5 associazioni federate più il presidente e il segretario generale. Si è eliminato il numero massimo di due vicepresidenti (di cui uno vicario).
All’art. 7 si è precisato che, in caso di impedimento del presidente, il Consiglio federale viene presieduto dal vicepresidente vicario o dal vicepresidente più anziano d’età.
Ballarin presidente, Braico e Toth vicepresidenti
Renzo Codarin ha proposto Antonio Ballarin presidente di FederEsuli, Manuele Braico vicepresidente vicario e Lucio Toth vicepresidente. «Ballarin – ha spiegato – ha a Roma maggiori facilità di rapporti con le autorità e maggiori conoscenze specifiche. Inoltre la sua elezione toglierà fiato alle polemiche nell’imminente Raduno dei Dalmati. Braico a Trieste è vicepresidente dell’UPT, mentre Toth rimane necessario per la sua esperienza e i suoi rapporti istituzionali».
Il Consiglio federale ha eletto per acclamazione i tre nomi.
«Sono – ha esordito Ballarin – un dirigente della Sogei, società del Ministero dell’Economia e delle Finanze, mi occupo di intelligenza artificiale e conosco i palazzi romani. Sono entrato nell’ANVGD per un ideale che fa parte della mia essenza. Infatti, se un uomo perde la sua identità, è un sacco vuoto che non sta in piedi. La memoria, le nostre radici culturali, storiche e religiose non devono essere un museo delle cere. Occorre far riacquistare all’Italia la conoscenza della nostra storia. E vorrei che, dopo di me, qualcuno continuasse a parlare la mia lingua in Istria, Quarnero e Dalmazia. Dobbiamo fare squadra, integrarci, considerarci non come singoli ma come complementari, come parti di un’unica entità, invece che dividerci. Non è vero che è finito tutto: la violenza non annullerà il nostro diritto. Dobbiamo imparare dagli ebrei e dagli armeni, internazionalizzando la nostra storia. Da Lucio Toth ho appreso tanto, e di lui ho rispetto e considerazione».
Ballarin ha annunciato che continuerà ad operare nella Commissione indennizzi. Radivo (LCPE) ha esortato a chiedere la restituzione da parte slovena e croata dei beni previsti dall’Accordo di Roma (1983) in “libera disponibilità”, vagliando quali sono stati restituiti e quali no. Ballarin ha convenuto.
Codarin ha deplorato la mancata messinscena di Magazzino 18 a New York. In futuro si cercherà di portarlo al teatro “Tribeca” come CDM, in collaborazione con il Consolato Generale d’Italia, Lidia Bastianich e le associazioni degli emigrati italiani. Ballarin ha sostenuto che negli USA bisognerebbe coinvolgere non solo i nostri corregionali e connazionali.
Paolo Radivo