VERGAROLLA: UNA STRAGE SU CUI VA FATTA PIENA LUCE DI PAOLO RADIVO
Vergarolla: una strage su cui va fatta piena luce,
da “Fiume. Rivista di studi adriatici”, anno XXXV (nuova serie), n° 31, gennaio-giugno 2015, Roma 2015.
Cosa sappiamo oggi di certo sull’esplosione di Vergarolla?
Il 18 agosto 1946 a Pola, enclave di Zona A della Venezia Giulia sotto occupazione militare angloamericana, era una calda domenica di sole. L’Arena di Pola, ovvero il quotidiano edito dal Cln cittadino, aveva invitato la cittadinanza a partecipare a quella che avrebbe dovuto essere tanto una grande festa sportiva quanto una implicita manifestazione di italianità.
Il luogo prescelto era l’insenatura di Vergarolla, a sud-ovest della città, delimitata su un lato da un molo di pietra, da un pontile di legno e da baracche militari abbandonate. Al centro si trovava la sede della Società nautica «Pietas Julia» per le attività balneari e veliche, con alcuni capannoni e una tettoia. Sull’altro lato c’era invece una spiaggia e, pochi metri più all’interno, una pineta erbosa.
Sulla spiaggia, a poca distanza dal mare, giacevano abbandonati e incustoditi dal maggio 1945 una trentina di ordigni reclamati dalla Jugoslavia come preda bellica, ma sotto la responsabilità del Governo militare alleato (Gma) in attesa che la Commissione sui bottini di guerra ne decidesse la destinazione finale. Nessuna recinzione o custodia ne impediva l’accesso, e non vi era nemmeno un cartello che ne segnalasse la pericolosità. Così molti ci passavano tranquillamente vicino e i bambini erano soliti giocarci sopra.