IL TEMPIO RICOSTRUITO DI MARIO MIRABELLA ROBERTI
IL TEMPIO RICOSTRUITO
di Mario Mirabella Roberti
Il Tempio d’Augusto, luce del Foro della città, è rinato. Un lavoro attento, condotto con infinita cura per più di due anni, ha ridato interezza all’acuto timpano infranto, ai capitelli, ai fregi, ha ricollocato sulla gradinata le otto colonne divelte e, in più, ha ricomposto interamente la cella ridandole le proporzioni primitive.
Quando la mattina del 4 marzo 1945, proprio sul finire della guerra, si corse al Foro per vedere cosa avesse rovesciato il bombardamento della notte, apparve l’oscuro sbadiglio delle antiche mura spalancate, l’orrore delle pietre scolpite ammucchiate sulla piazza fra le travi spezzate che invano si erano poste a difesa del monumento millenario.
Ogni polese ebbe una stretta al cuore, ogni uomo, che al mondo sentisse il valore eterno della bellezza antica, pianse la rovina di una delle più felici memorie della architettura romana, partecipe, come ogni cosa degli uomini, delle rovine che la guerra distendeva sulle città, sulle case, sulle chiese, sui segni del vivere civile. E forse dubitò che un’opera antica su cui il ferro ed il fuoco s’erano scagliati con tanto peso potesse rinascere. Non dubitarono i polesi, non dubitò la Sovraintendenza alle opere d’arte di Trieste e il Museo di Pola che insieme, sotto la guida del sovraintendente Franco, operarono intensamente perché il restauro si compisse.