RECENSIONI

                                                               
Il noto giornalista e scrittore Paolo Scandaletti ha dato alle stampe la sua ultima fatica: Storia dell’Istria e della Dalmazia – L’impronta di Roma e di Venezia, le foibe di Tito e l’esodo degli italiani, Edizioni Biblioteca dell’Immagine IX, 234 pag. con 90 illustrazioni, 14 euro. Lucio Toth, leader storico degli esuli, ha scritto: «E’ uno stupendo excursus storico dell’Istria e della Dalmazia, dall’antichità alle tragedie del ’900, ad oggi». Questi i contenuti.

Quelle tombe parlano italiano


E’ stato presentato alla Comunità degli Italiani di Pola venerdì 25 ottobre il volume del giovane storico connazionale Raul Marsetič Il cimitero civico di Monte Ghiro a Pola (1846-1947), edito dal Centro di Ricerche Storiche grazie al patrocinio dell’Unione Italiana di Fiume e dell’Università Popolare di Trieste. Una monumentale opera di ben 948 pagine riguardante 1.500 tombe, che fa parte della “Collana degli Atti” n. 35. La sala era gremita. La presidente dell’Assemblea della CI Tamara Brussich ha dato la parola per i saluti ai rappresentanti delle istituzioni presenti, tra cui il sindaco del Libero Comune di Pola in Esilio Tullio Canevari, che ha ricordato quanta parte abbia Monte Ghiro nel cuore degli esuli. Dopo l’introduzione del prof. Rino Cigui, il prof. Giovanni Radossi, direttore del CRSR, ha pronunciato l’allocuzione ufficiale:
La storia, si sa, è analisi dei grandi problemi, ricerca dei nessi che condizionano le vicende umane, scandite dal conflitto eterno al di fuori e al di sopra di ogni specifico momento storico, che è di ogni uomo e di ogni collettività, fra libertà e necessità. Essa è un mondo di valori per cui i ricercatori del nostro Centro si sono trovati a lungo dibattuti tra politica e sopravvivenza individuale e collettiva, ma risoluti nella rivendicazione della funzione civile della storia, perché da sempre convinti che essa costituisce, insieme con l’eredità delle nostre tradizioni, la base delle nostre opinioni morali e politiche, delle nostre “ideologie”, dei nostri miti, della nostra concezione del mondo.
La storiografia che non sia semplice accertamento dei fatti è figlia del proprio tempo, ed è battaglia di idee e di ideali. La nostra preoccupazione massima e costante è stata quella di individuare il legame che esiste tra storia del passato e contemporaneità, legame oltremodo specifico del nostro mondo minoritario, da quando si è voluto artatamente che minoritario fosse, più di sessant’anni fa, in barba alla nostra reale e patente onnipresenza sul territorio del nostro insediamento.

 (Da La nuova Voce Giuliana del 16/09/13 intervista della direttrice Carmen Palazzolo Debianchi)

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autobiografia di un esule da Pola, Edizioni Istria Europa, Imperia 2013,        
 
Ultimo volume di Lino Vivoda. Lo descriverei sinteticamente come la storia di Pola del periodo 1930/46, cioè fino all'esodo, vista attraverso agli occhi di un ragazzo intelligente, vivace e soprattutto curioso, che tutto vede e sa perché su tutto si informa e poi narra anche gli avvenimenti più atroci in modo distaccato, non intriso da sentimenti, senza aggettivazioni.
 
Una delle cose che mi hanno colpito nel volume è stata infatti questa; un'altra me l'hanno fatta rilevare degli amici a cui parlai di Lino Vivoda e di questa sua ultima fatica aggiungendo che l'avevo visto a Pola per la celebrazione della strage di Vergarolla, nella quale aveva perso un fratello.
 
“Come el pol!” fu l'esclamazione di uno di essi. E' la domanda che rivolgo all'Autore.          

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