Radio Venezia Giulia
L’IRCI ha presentato lunedì 25 febbraio nel Museo della Civiltà Istriana, Fiumana e Dalmata di Trieste il denso libro di Roberto Spazzali su Radio Venezia Giulia. Approfondendo tramite fonti d’archivio la vicenda dell’emittente, lo storico triestino delinea in realtà anche il rapporto tra politica, media e propaganda nella contesa postbellica italo-jugoslava.
Radio Venezia Giulia trasmise ininterrottamente dal 3 novembre 1945 all’estate 1949 sotto la direzione dell’intellettuale istriano Pier Antonio Quarantotti Gambini. Fu l’unica emittente clandestina italiana; la Commissione alleata di controllo chiese invano al Governo De Gasperi di disattivarla. Promossa dal CLN dell’Istria e dal Comitato Giuliano di Roma, poté essere avviata grazie al finanziamento del Ministero degli Esteri e dei servizi segreti militari. Ebbe sede a Venezia: lo studio di trasmissione nel palazzo Tiepolo-Passi, il trasmettitore prima sul campanile della chiesa di San Nicolò al Lido, poi nel vicino forte Alberoni, quindi nella batteria Rocchetta (sempre di proprietà della Marina militare). Nei primi due anni il controllo dell’indirizzo politico e delle spese di gestione spettò al diplomatico Justo Giusti del Giardino, il settore tecnico al futuro sindaco di Trieste Marcello Spaccini (DC). Redattore, annunciatore e curatore della rassegna stampa fu il giornalista Ugo Milelli, collaboratori Alvise Quarantotti Gambini, il docente socialista triestino Carlo Schiffrer, lo stesso Justo Giusti del Giardino e il polese Antonio De Berti, che fece il corrispondente da Roma e, durante la Conferenza della pace, anche da Parigi. Numerosi furono poi i corrispondenti segreti da Trieste, Gorizia, Pola e dall’Istria, che comunicavano tramite una radio Morse con la centrale; fra questi i cattolico-democratici Oscar Millo, monsignor Alfredo Bottizer, Redento Romano, Stelio Rosolini e Bruno Zoppolato.
La radio fu uno strumento ufficioso della politica estera italiana volto a informare sulle condizioni della Zona A (fino al 15 settembre 1947 della Venezia Giulia, poi del Territorio Libero di Trieste) e a denunciare i soprusi titoisti in Zona B, replicando all’intensa propaganda jugoslava e incoraggiando i connazionali sotto occupazione. Il primo giorno esordì con queste parole: «Oggi 3 novembre, giorno di San Giusto e anniversario della redenzione di Trieste, una voce libera parla finalmente agli italiani della Venezia Giulia, dopo anni di oppressione fascista, nazista e sedicente progressista. Una trinità che soltanto nel nome si distingue: ma che nella sostanza e nella forma è identica. La nostra voce è nel primo istante una carezza affettuosa di fratelli a fratelli, di figli a padri rimasti nel carcere jugoslavo... dove forse lentamente si ripete per loro la tragedia che nei campi di concentramento europei fece morire giorno per giorno i migliori».
Nell’arco di quattro anni l’emittente effettuò 3.800 trasmissioni (2.600 in onde medie, 1.200 in onde corte) per un totale di oltre 2.000 ore. Dopo una prima fase sperimentale con un notiziario quotidiano ripetuto in diverse ore della giornata, il palinsesto si strutturò in due notiziari con una replica serale in onde corte, la rassegna stampa, la nota del governo, il commento politico e la rubrica storico-artistico-letteraria “Histria nobilissima” curata dal prof. Giovanni Quarantotti, padre di Pier Antonio e Alvise. Il linguaggio usato era semplice, le frasi brevi e piane, le affermazioni documentate, il tono pacato ma fermo. Le autorità jugoslave furono talmente infastidite e preoccupate per l’ampio seguito popolare di questa fonte di controinformazione da vietarne l’ascolto e perfino sospendere la corrente elettrica nelle ore di emittenza.
Il libro tratteggia anche la breve esperienza di Radio Pola, che trasmise dall’11 agosto 1945 al 13 maggio 1947 con una redazione in un edificio dietro ai Giardini e un ripetitore a Vallelunga. Era diretta dal maggiore britannico Paul Sasson. La sezione italiana comprendeva due redattori (Danilo Colombo e Franco Decleva), tre annunciatrici (Silvana Vidali, Bianca Voltolina e Adalgisa De Pauli), tre segretarie (Giorgina Bendoricchio, Nerina Ive e la signorina Eritrea) e uno steno-dattilografo (Pietro Sfiligoi); la sezione croata due redattori-traduttori-annunciatori (Bernardo Gissi e Frane Maliković), un’annunciatrice (Maria Mantovani) e un collaboratore (Virgilio Tommasi, l’unico di sentimenti filo-jugoslavi). Quattro i tecnici (Antonio Bellulo, Tullio Devescovi, Antonio Bulessi e Armando Devescovi). Il segnale giungeva fino a Milano, all’Abruzzo e a Fiume. I primi programmi mattutini erano mutuati da Radio Trieste; seguivano notiziari, commenti, rubriche, canzoni e radiodrammi. Dal maggio al settembre 1947 le trasmissioni ripresero in forma ridotta grazie a un trasmettitore americano che sostituì quello inglese trasferito a Trieste.
Il 15 maggio 1946 a Pola la Polizia Civile e il controspionaggio britannico arrestarono Francesco Robba (polese), Stefano Califfi (polese) e Mario Moscarda (gallesanese) nella soffitta dello stabile di via Galilei 5, da dove comunicavano alla centrale di Radio Venezia Giulia, tramite una rice-trasmittente e utilizzando il cifrario dell’esercito jugoslavo, notizie raccolte dalla redazione de “L’Arena di Pola” e da informatori residenti nella Zona B della Venezia Giulia. I britannici sospettavano che i tre antifascisti fossero in realtà spie titine. Così, dopo averli rinchiusi per 24 giorni nelle carceri polesi, li tradussero in quelle giudiziarie di Trieste trattenendoli per oltre un mese.
Nell’autunno 1947 la necessità di sanare i bilanci in rosso subordinò maggiormente Radio Venezia Giulia al Governo De Gasperi (tramite l’Agenzia giornalistica triestina ASTRA) e dunque alla politica filo-occidentale della DC, restringendone il campo d’azione alla difesa dei diritti italiani su Trieste e mettendo in secondo piano i territori ceduti con il trattato di pace. Il segnale fu potenziato fino a coprire quasi tutto il Nord Italia e l’Adriatico orientale. Anche gli effettivi furono incrementati, con una redazione centrale a Venezia, una a Trieste, una a Roma e una a Gorizia-Udine. Grande impegno venne profuso per la vittoria dei partiti filo-italiani alle elezioni amministrative del giugno 1949 nella Zona A del TLT. Poi le trasmissioni furono sospese e i giornalisti licenziati. Un “Notiziario per gli italiani della Venezia Giulia” venne realizzato da giornalisti de “Il Giornale di Trieste” e di “Ultime notizie” in vista delle elezioni truffa del 16 aprile 1950 in Zona B. La Rai rilevò la frequenza consentendo dal 3 giugno 1951 la ripresa dei programmi quotidiani di un’ora sulle frequenze di Radio Venezia III, prima come “Trasmissioni per la Venezia Giulia”, poi come “L’ora della Venezia Giulia”.
Paolo Radivo
Roberto Spazzali, Radio Venezia Giulia. Informazione, propaganda e intelligence nella «guerra fredda» adriatica (1945-1954),
LEG-IRCI, Gorizia 2013.