Il Libero Comune di Pola in Esilio ha presentato le sue ultime pubblicazioni la mattina del 20 ottobre.
L’Arena di Pola”: Pagine scelte 1948-1960
“L’Arena di Pola” 1945-1947
L’esodo dimenticato
Il Libero Comune di Pola in Esilio ha presentato le sue ultime pubblicazioni la mattina del 20 ottobre in sala ENEL.
L’Arena di Pola”: Pagine scelte 1948-1960
Argeo Benco, attuale assessore ed ex sindaco dell’LCPE, ha esordito lodando le belle iniziative degli esuli fiumani appena esposte da Marino Micich e Guido Brazzoduro e spiegando che l’LCPE ha iniziato da oltre una decina d’anni un processo di riavvicinamento ai polesani “rimasti”, a partire dalle cerimonie comuni per le Vittime della strage di Vergarolla e per i Defunti, ed ha coltivato un rapporto positivo sia con la Comunità degli Italiani sia con la parte culturale della città, in particolar modo con l’Università e il Museo Archeologico dell’Istria. Tale collaborazione ha reso possibile nel 2012 il convegno a Pola sul prof. Mario Mirabella Roberti, con tre relatori italiani e tre croati, due dei quali hanno parlato in italiano. A breve il Museo ne pubblicherà gli atti in italiano e in croato con un riassunto in inglese. Il 18 agosto 2011 una trentina fra esuli e residenti, tra cui l’on. Furio Radin, si sono recati in pellegrinaggio alla foiba di Vines, su iniziativa di Francesco Tromba. Negli ultimi tre anni i Raduni hanno avuto luogo sempre a Pola riscuotendo un notevole successo di partecipazione. In tale ambito sono stati effettuati pellegrinaggi alle foibe di Terli e Surani d’intesa con l’Unione Italiana.
Il relatore ha precisato che il primo nucleo attivo di esuli polesi in Italia si formò nel 1952 a Novara e da allora si riunì ogni anno. Nel 1967 prese forma l’Unione del Comune di Pola, che nel 1995 fu costituita ufficialmente presso un notaio con il nome di Libero Comune di Pola in Esilio.
L’assessore Benco ha poi illustrato, valendosi di immagini e schede in PowerPoint, l’intera collana delle Pagine scelte de “L’Arena di Pola” dal 1948 al 2000, ovvero del periodo goriziano post-esodo, quando l’organo di stampa usciva a cadenza settimanale. L’opera, composta da quattro volumi per un totale di 731 pagine con alcune immagini originali in bianco e nero, è stata realizzata nell’arco di 9 anni. Lo scopo è quello di preservare e divulgare un patrimonio giornalistico di valenza sia storico-documentale sia affettiva, che permette di scoprire o riscoprire eventi, luoghi, tematiche, personaggi e autori di ieri. La collana, edita con il contributo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, è dedicata alla memoria di quanti hanno collaborato nel tempo con il giornale e vuol essere in particolare un omaggio a Pasquale De Simone, che lo diresse per oltre 50 anni fino al 2000 da Gorizia.
Il primo volume, di 184 pagine, comprendente i 20 anni dal 1981 al 2000, uscì nel 2004. Il secondo, di 190 pagine, che tratta i 10 anni dal 1971 al 1980, vide la luce nel 2008. Il terzo, di 175 pagine, relativo ai 10 anni dal 1961 al 1970, fu pubblicato nel 2011. Il quarto e ultimo, di 183 pagine, inerente i 13 anni dal 1948 al 1960, è andato in stampa nel 2013; distribuito ai soci-abbonati partecipanti all’ultimo Raduno, è stato di recente spedito per posta a tutti gli altri, oltre che a biblioteche, archivi e associazioni. Il primo volume fu curato dal compianto ammiraglio polese Guglielmo Belli, mentre gli ultimi tre sono a cura di Argeo Benco.
Si è compiuto un percorso a ritroso nel tempo cominciando dalle ultime annate, poiché all’inizio più facilmente reperibili per la Redazione, allora da poco trasferitasi a Trieste. In ognuna delle 2.575 “Arene” settimanali del periodo 1948-2000, per un totale di oltre 15.000 pagine, compare almeno un articolo interessante, ma purtroppo ragioni economiche non hanno consentito di riproporli tutti. Quelli selezionati, tra i più significativi, sono stati scansionati con un programma OCR e infine confrontati con gli originali onde evitare refusi. Gli argomenti che trattano sono i più vari.
Il quarto e più recente volume contiene 128 articoli scritti da 84 autori diversi. Di questi il 41% riguarda tradizioni e cultura locale, il 27% personaggi, il 17% eventi del dopoguerra e il 15% riferimenti storici e leggende. Fra il 1948 e il 1960 uscirono in tutto 662 numeri del settimanale. Hanno coadiuvato il curatore nella realizzazione dell’opera il figlio Enrico, la moglie Renata, l’allora direttore Silvio Mazzaroli, nonché gli allora assessori Salvatore Palermo e Graziella Cazzaniga.
Le annate del giornale dal 2000 in poi sono interamente scaricabili in pdf dal sito www.arenadipola.it.
“L’Arena di Pola” 1945-1947
Paolo Radivo, direttore de “L’Arena di Pola” e segretario dell’LCPE, ha illustrato i tre voluminosi e ponderosi tomi contenenti le riproduzioni anastatiche in carta patinata delle annate 1945-47 del giornale. Il primo va dal 29 luglio 1945 al 23 marzo 1946, il secondo dal 24 marzo al 20 novembre 1946, il terzo dal 21 novembre 1946 al 24 dicembre 1947.
L’impegnativa e costosa operazione, coordinata da Argeo Benco, è consistita nel raccogliere tutti i 591 numeri del giornale (131 del 1945, 307 del 1946 e 153 del 1947) conservati rispettivamente nella nostra Redazione (lascito dell’esule polese Tullio Gabrielli), nella Biblioteca Universitaria di Pola, nella Biblioteca Statale Isontina di Gorizia e nell’archivio del consigliere Lino Vivoda. Il giovane Andrea Battolla li ha fotografati con metodo professionale fornendone un’immagine nitida e ripulita. Alcune foto si devono poi a Luca Tedeschi. Del reperimento dei numeri presenti a Pola e a Gorizia si sono occupati rispettivamente Argeo Benco e la consigliera Maria Rita Cosliani. L’introduzione è di Silvio Mazzaroli, direttore dal gennaio 2003 al giugno 2013. L’opera, finanziata dal Governo italiano tramite la legge 72/2001, mette a disposizione del pubblico l’introvabile serie completa 1945-47, comprendente il periodo polese, il primo periodo triestino e gli inizi di quello goriziano. In tal modo si è voluto preservare un bene prezioso di valore storico-documentale.
Il giornale uscì: a Pola dal 29 luglio 1945 al 14 maggio 1947 dal martedì alla domenica su 2 pagine (salvo le edizioni a 4 pagine del 1° gennaio ’46, 1° maggio ’46 e 1° gennaio ’47); a Trieste dal 23 maggio al 31 luglio ’47 il lunedì, il mercoledì e il venerdì; a Gorizia dall’11 settembre ’47 come settimanale su 4 pagine (con il numero speciale del 24 dicembre su 8 pagine). Ebbe un formato di 5 colonne dal 29 luglio al 27 settembre ’45 e, con un progressivo ingrandimento, di 6 dal 28 settembre al 22 novembre ’45, e di 7 dal 23 novembre ’45 al 20 gennaio ’47. Fu quest’ultimo anche il periodo di maggior diffusione, con picchi di 7.000 copie vendute su oltre 30.000 abitanti. Dal 21 gennaio (con un’anticipazione il 14 gennaio) al 28 luglio ’47 si ridusse a 5 colonne su formato più piccolo. Il triste ridimensionamento anche di notizie dipese, oltre che da difficoltà tecniche, dalla contrazione sia delle copie vendute sia del personale per l’esodo in corso. Il numero speciale del 31 luglio tornò nuovamente su 7 colonne. Dall’11 settembre al 24 dicembre ’47 il settimanale uscì su 6 colonne. Per adeguare i formati variabili de “L’Arena” a quello dei tre volumi, alcune riproduzioni sono state rimpicciolite, altre ingrandite.
Il prezzo fu di 2 lire dal 29 luglio al 30 settembre 1945, 3 dal 2 ottobre ’45 al 5 marzo ’46, 4 dal 6 marzo al 14 novembre ’46, 5 dal 15 novembre ’46 al 14 maggio ’47, 6 dal 23-24 maggio al 4-5 giugno ’47, 8 dal 6-7 giugno al 28-29 luglio 1947, 10 il 31 luglio, 15 dall’11 settembre al 29 novembre ’47, 20 dal 6 al 14 dicembre ’47 e 30 il 24 dicembre ’47.
Il Comitato Cittadino Polese promosse la nascita del giornale attraverso una sottoscrizione popolare. Essendone il proprietario, ne designò il consiglio di amministrazione. Il primo numero uscì quando il Governo Militare Alleato non aveva ancora ultimato il passaggio dai “poteri popolari” all’amministrazione civile filo-italiana. Il CCP si trasformò l’11 agosto ’45 in Comitato di Liberazione Nazionale di Pola. Ne facevano parte Democrazia Cristiana, Partito d’Azione, Partito Liberale Italiano e Partito Socialista Italiano. Sotto la testata comparve fino al 9 febbraio ’47 la dicitura «Quotidiano democratico d’informazioni», dal 12 febbraio ’47 al 31 luglio ’47 «Bollettino d’informazioni del CLN» e dall’11 settembre ’47 al 24 dicembre «Settimanale del Movimento Istriano Revisionista».
Nel periodo polese la prima pagina presentava notizie di agenzia dall’Italia e dal mondo, quelle di maggior rilievo riguardanti Pola, nonché editoriali, commenti e proclami del CLN o dei partiti membri. La seconda pagina riportava sotto la dicitura All’ombra dell’Arena articoli di cronaca cittadina, appuntamenti, orari di cinema e teatri, elargizioni, compravendite, oggetti smarriti, pubblicità e varie. Eccetto i principali articoli titolati su più colonne, specie in seconda l’impaginazione era continua, a “tamburino”, per guadagnare spazio.
Direttore dall’agosto 1945 a fine gennaio 1947 fu il socialista Guido Miglia, giovane insegnante polese già ricercato dai nazi-fascisti per attività cospirativa, che impresse una linea editoriale democratica, antifascista, repubblicana e filo-operaia. Sfidò i titoisti sul loro stesso terreno per eroderne il consenso tra i ceti popolari. Si rivolse direttamente ai lavoratori smentendo che avrebbero potuto emanciparsi solo in Jugoslavia, dove un marxismo di facciata celava un aggressivo imperialismo, e cercò di convincerli che la nuova Italia avrebbe fornito loro tutti gli strumenti necessari al riscatto sociale.
La coraggiosa e intelligente politica della “mano tesa” verso i ceti popolari non sempre trovò il consenso dell’intero CLN. Miglia tuttavia non desistette e con il dialogo riuscì a fidelizzare all’“Arena” non pochi lettori proletari, favorendone il distacco dal movimento jugo-comunista o quantomeno una crisi di coscienza. Dopo i ripetuti ignominiosi attacchi de “Il Nostro Giornale”, per spaccare il fronte annessionista agevolò la nascita di una sezione polese del PCI, che tuttavia non aderì al CLN e non riuscì a calamitare molte adesioni.
Fino all’aprile 1946 “L’Arena” spalleggiò il Governo De Gasperi, giustificò la “Linea Wilson” (senza Zara e Fiume), rassicurò i lettori sull’esito delle trattative e appena dal 18 maggio, in sintonia col CLN e in difformità dal Governo ma quando ormai la partita era già chiusa, perorò il plebiscito come prima scelta con in subordine la Linea Wilson. Accusò con sempre maggiore frequenza i Quattro Grandi di mercanteggiare il destino dei popoli in barba al principio di autodeterminazione. Fino al luglio ’46 pubblicò spesso titoli a caratteri cubitali, sintomo di combattività e residua fiducia nel mantenimento di Pola all’Italia o almeno nella sua assegnazione al Territorio Libero di Trieste. Poi basta: la demoralizzazione crebbe di pari passo con i rimproveri alla debole politica governativa. L’ultimo titolo a tutta pagina fu quello successivo alla strage di Vergarolla. La mestizia e il disappunto presero il sopravvento in vista dell’esodo, considerato ormai inevitabile.
A fine gennaio subentrò quale direttore il democristiano dignanese Corrado Belci, che gestì il giornale nell’avvilente periodo dell’esodo e del trasferimento prima a Trieste e poi a Gorizia. Con lui cessarono gli attacchi al Governo, nel frattempo privatosi della componente social-comunista, ma non quelli ai titini e all’amministrazione anglo-americana.
Gli interessati ai tre volumi possono scriverci all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o telefonare allo 040 830294. Se abitano a Trieste o comunque vi si recano con facilità potranno prelevarli alla tipografia ArtGroup di via Malaspina 1 previo accordo, onde evitare la spedizione postale, costosa e difficile vista la voluminosità e pesantezza dell’opera. Queste le condizioni: 1) per biblioteche, archivi e istituti di ricerca gratis; 2) per soci-abbonati e ricercatori offerta libera; 3) per tutti gli altri offerta di almeno 60 euro o, in alternativa, di almeno 50 euro (20 per i tomi + 30 per l’abbonamento/iscrizione).
L’esodo dimenticato
Successivamente il sindaco dell’LCPE Tullio Canevari ha presentato il librettino-tesina (49 pagine) di Erica Cortese L’esodo dimenticato. “La guerra è la lezione della storia che i popoli non ricordano mai abbastanza”, allegato a “L’Arena di Pola” dell’ottobre 2010. Quando lo scrisse, la giovane genovese, nipote di esuli, aveva 18 anni e frequentava la V Liceo scientifico. Canevari ha definito il testo «molto documentato, completo e sentito», gustando in particolare il nostalgico commento finale riferito ai parenti esodati della ragazza: «Ma a Pola era un’altra vita!». Un apprezzamento che assomiglia a quello formulato dal nipotino dello stesso sindaco durante la sua prima visita alla città quando disse: «Pola è un posto magico». Il volumetto è scaricabile dal sito www.arenadipola.it alla voce “Inserti”. «Simili produzioni – ha affermato Canevari – sono utili perché servono a far conoscere correttamente le nostre tematiche al di fuori del nostro ristretto mondo».
Il sindaco ha poi ricordato il volume collettaneo Ierimo del Filzi (Edizioni Biblioteca dell’Immagine, 2010, con 170 immagini d’epoca), cui ha contribuito quale ex studente del convitto “Fabio Filzi”, che dal 1948 a Grado e dal 1950 a Gorizia ospitò per anni tanti ragazzi profughi curandone in particolare l’attività sportiva, corale e teatrale e lasciando in loro un segno indelebile in termine di formazione ai valori.
Quanto agli esuli fiumani, Canevari ha dichiarato in tutta sincerità di provare una sana invidia per le cose che loro sono riusciti a fare mentre gli esuli polesi ancora no, come ad esempio farsi ricevere dal sindaco della propria città.
L’Arena di Pola”: Pagine scelte 1948-1960
Argeo Benco, attuale assessore ed ex sindaco dell’LCPE, ha esordito lodando le belle iniziative degli esuli fiumani appena esposte da Marino Micich e Guido Brazzoduro e spiegando che l’LCPE ha iniziato da oltre una decina d’anni un processo di riavvicinamento ai polesani “rimasti”, a partire dalle cerimonie comuni per le Vittime della strage di Vergarolla e per i Defunti, ed ha coltivato un rapporto positivo sia con la Comunità degli Italiani sia con la parte culturale della città, in particolar modo con l’Università e il Museo Archeologico dell’Istria. Tale collaborazione ha reso possibile nel 2012 il convegno a Pola sul prof. Mario Mirabella Roberti, con tre relatori italiani e tre croati, due dei quali hanno parlato in italiano. A breve il Museo ne pubblicherà gli atti in italiano e in croato con un riassunto in inglese. Il 18 agosto 2011 una trentina fra esuli e residenti, tra cui l’on. Furio Radin, si sono recati in pellegrinaggio alla foiba di Vines, su iniziativa di Francesco Tromba. Negli ultimi tre anni i Raduni hanno avuto luogo sempre a Pola riscuotendo un notevole successo di partecipazione. In tale ambito sono stati effettuati pellegrinaggi alle foibe di Terli e Surani d’intesa con l’Unione Italiana.
Il relatore ha precisato che il primo nucleo attivo di esuli polesi in Italia si formò nel 1952 a Novara e da allora si riunì ogni anno. Nel 1967 prese forma l’Unione del Comune di Pola, che nel 1995 fu costituita ufficialmente presso un notaio con il nome di Libero Comune di Pola in Esilio.
L’assessore Benco ha poi illustrato, valendosi di immagini e schede in PowerPoint, l’intera collana delle Pagine scelte de “L’Arena di Pola” dal 1948 al 2000, ovvero del periodo goriziano post-esodo, quando l’organo di stampa usciva a cadenza settimanale. L’opera, composta da quattro volumi per un totale di 731 pagine con alcune immagini originali in bianco e nero, è stata realizzata nell’arco di 9 anni. Lo scopo è quello di preservare e divulgare un patrimonio giornalistico di valenza sia storico-documentale sia affettiva, che permette di scoprire o riscoprire eventi, luoghi, tematiche, personaggi e autori di ieri. La collana, edita con il contributo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, è dedicata alla memoria di quanti hanno collaborato nel tempo con il giornale e vuol essere in particolare un omaggio a Pasquale De Simone, che lo diresse per oltre 50 anni fino al 2000 da Gorizia.
Il primo volume, di 184 pagine, comprendente i 20 anni dal 1981 al 2000, uscì nel 2004. Il secondo, di 190 pagine, che tratta i 10 anni dal 1971 al 1980, vide la luce nel 2008. Il terzo, di 175 pagine, relativo ai 10 anni dal 1961 al 1970, fu pubblicato nel 2011. Il quarto e ultimo, di 183 pagine, inerente i 13 anni dal 1948 al 1960, è andato in stampa nel 2013; distribuito ai soci-abbonati partecipanti all’ultimo Raduno, è stato di recente spedito per posta a tutti gli altri, oltre che a biblioteche, archivi e associazioni. Il primo volume fu curato dal compianto ammiraglio polese Guglielmo Belli, mentre gli ultimi tre sono a cura di Argeo Benco.
Si è compiuto un percorso a ritroso nel tempo cominciando dalle ultime annate, poiché all’inizio più facilmente reperibili per la Redazione, allora da poco trasferitasi a Trieste. In ognuna delle 2.575 “Arene” settimanali del periodo 1948-2000, per un totale di oltre 15.000 pagine, compare almeno un articolo interessante, ma purtroppo ragioni economiche non hanno consentito di riproporli tutti. Quelli selezionati, tra i più significativi, sono stati scansionati con un programma OCR e infine confrontati con gli originali onde evitare refusi. Gli argomenti che trattano sono i più vari.
Il quarto e più recente volume contiene 128 articoli scritti da 84 autori diversi. Di questi il 41% riguarda tradizioni e cultura locale, il 27% personaggi, il 17% eventi del dopoguerra e il 15% riferimenti storici e leggende. Fra il 1948 e il 1960 uscirono in tutto 662 numeri del settimanale. Hanno coadiuvato il curatore nella realizzazione dell’opera il figlio Enrico, la moglie Renata, l’allora direttore Silvio Mazzaroli, nonché gli allora assessori Salvatore Palermo e Graziella Cazzaniga.
Le annate del giornale dal 2000 in poi sono interamente scaricabili in pdf dal sito www.arenadipola.it.
“L’Arena di Pola” 1945-1947
Paolo Radivo, direttore de “L’Arena di Pola” e segretario dell’LCPE, ha illustrato i tre voluminosi e ponderosi tomi contenenti le riproduzioni anastatiche in carta patinata delle annate 1945-47 del giornale. Il primo va dal 29 luglio 1945 al 23 marzo 1946, il secondo dal 24 marzo al 20 novembre 1946, il terzo dal 21 novembre 1946 al 24 dicembre 1947.
L’impegnativa e costosa operazione, coordinata da Argeo Benco, è consistita nel raccogliere tutti i 591 numeri del giornale (131 del 1945, 307 del 1946 e 153 del 1947) conservati rispettivamente nella nostra Redazione (lascito dell’esule polese Tullio Gabrielli), nella Biblioteca Universitaria di Pola, nella Biblioteca Statale Isontina di Gorizia e nell’archivio del consigliere Lino Vivoda. Il giovane Andrea Battolla li ha fotografati con metodo professionale fornendone un’immagine nitida e ripulita. Alcune foto si devono poi a Luca Tedeschi. Del reperimento dei numeri presenti a Pola e a Gorizia si sono occupati rispettivamente Argeo Benco e la consigliera Maria Rita Cosliani. L’introduzione è di Silvio Mazzaroli, direttore dal gennaio 2003 al giugno 2013. L’opera, finanziata dal Governo italiano tramite la legge 72/2001, mette a disposizione del pubblico l’introvabile serie completa 1945-47, comprendente il periodo polese, il primo periodo triestino e gli inizi di quello goriziano. In tal modo si è voluto preservare un bene prezioso di valore storico-documentale.
Il giornale uscì: a Pola dal 29 luglio 1945 al 14 maggio 1947 dal martedì alla domenica su 2 pagine (salvo le edizioni a 4 pagine del 1° gennaio ’46, 1° maggio ’46 e 1° gennaio ’47); a Trieste dal 23 maggio al 31 luglio ’47 il lunedì, il mercoledì e il venerdì; a Gorizia dall’11 settembre ’47 come settimanale su 4 pagine (con il numero speciale del 24 dicembre su 8 pagine). Ebbe un formato di 5 colonne dal 29 luglio al 27 settembre ’45 e, con un progressivo ingrandimento, di 6 dal 28 settembre al 22 novembre ’45, e di 7 dal 23 novembre ’45 al 20 gennaio ’47. Fu quest’ultimo anche il periodo di maggior diffusione, con picchi di 7.000 copie vendute su oltre 30.000 abitanti. Dal 21 gennaio (con un’anticipazione il 14 gennaio) al 28 luglio ’47 si ridusse a 5 colonne su formato più piccolo. Il triste ridimensionamento anche di notizie dipese, oltre che da difficoltà tecniche, dalla contrazione sia delle copie vendute sia del personale per l’esodo in corso. Il numero speciale del 31 luglio tornò nuovamente su 7 colonne. Dall’11 settembre al 24 dicembre ’47 il settimanale uscì su 6 colonne. Per adeguare i formati variabili de “L’Arena” a quello dei tre volumi, alcune riproduzioni sono state rimpicciolite, altre ingrandite.
Il prezzo fu di 2 lire dal 29 luglio al 30 settembre 1945, 3 dal 2 ottobre ’45 al 5 marzo ’46, 4 dal 6 marzo al 14 novembre ’46, 5 dal 15 novembre ’46 al 14 maggio ’47, 6 dal 23-24 maggio al 4-5 giugno ’47, 8 dal 6-7 giugno al 28-29 luglio 1947, 10 il 31 luglio, 15 dall’11 settembre al 29 novembre ’47, 20 dal 6 al 14 dicembre ’47 e 30 il 24 dicembre ’47.
Il Comitato Cittadino Polese promosse la nascita del giornale attraverso una sottoscrizione popolare. Essendone il proprietario, ne designò il consiglio di amministrazione. Il primo numero uscì quando il Governo Militare Alleato non aveva ancora ultimato il passaggio dai “poteri popolari” all’amministrazione civile filo-italiana. Il CCP si trasformò l’11 agosto ’45 in Comitato di Liberazione Nazionale di Pola. Ne facevano parte Democrazia Cristiana, Partito d’Azione, Partito Liberale Italiano e Partito Socialista Italiano. Sotto la testata comparve fino al 9 febbraio ’47 la dicitura «Quotidiano democratico d’informazioni», dal 12 febbraio ’47 al 31 luglio ’47 «Bollettino d’informazioni del CLN» e dall’11 settembre ’47 al 24 dicembre «Settimanale del Movimento Istriano Revisionista».
Nel periodo polese la prima pagina presentava notizie di agenzia dall’Italia e dal mondo, quelle di maggior rilievo riguardanti Pola, nonché editoriali, commenti e proclami del CLN o dei partiti membri. La seconda pagina riportava sotto la dicitura All’ombra dell’Arena articoli di cronaca cittadina, appuntamenti, orari di cinema e teatri, elargizioni, compravendite, oggetti smarriti, pubblicità e varie. Eccetto i principali articoli titolati su più colonne, specie in seconda l’impaginazione era continua, a “tamburino”, per guadagnare spazio.
Direttore dall’agosto 1945 a fine gennaio 1947 fu il socialista Guido Miglia, giovane insegnante polese già ricercato dai nazi-fascisti per attività cospirativa, che impresse una linea editoriale democratica, antifascista, repubblicana e filo-operaia. Sfidò i titoisti sul loro stesso terreno per eroderne il consenso tra i ceti popolari. Si rivolse direttamente ai lavoratori smentendo che avrebbero potuto emanciparsi solo in Jugoslavia, dove un marxismo di facciata celava un aggressivo imperialismo, e cercò di convincerli che la nuova Italia avrebbe fornito loro tutti gli strumenti necessari al riscatto sociale.
La coraggiosa e intelligente politica della “mano tesa” verso i ceti popolari non sempre trovò il consenso dell’intero CLN. Miglia tuttavia non desistette e con il dialogo riuscì a fidelizzare all’“Arena” non pochi lettori proletari, favorendone il distacco dal movimento jugo-comunista o quantomeno una crisi di coscienza. Dopo i ripetuti ignominiosi attacchi de “Il Nostro Giornale”, per spaccare il fronte annessionista agevolò la nascita di una sezione polese del PCI, che tuttavia non aderì al CLN e non riuscì a calamitare molte adesioni.
Fino all’aprile 1946 “L’Arena” spalleggiò il Governo De Gasperi, giustificò la “Linea Wilson” (senza Zara e Fiume), rassicurò i lettori sull’esito delle trattative e appena dal 18 maggio, in sintonia col CLN e in difformità dal Governo ma quando ormai la partita era già chiusa, perorò il plebiscito come prima scelta con in subordine la Linea Wilson. Accusò con sempre maggiore frequenza i Quattro Grandi di mercanteggiare il destino dei popoli in barba al principio di autodeterminazione. Fino al luglio ’46 pubblicò spesso titoli a caratteri cubitali, sintomo di combattività e residua fiducia nel mantenimento di Pola all’Italia o almeno nella sua assegnazione al Territorio Libero di Trieste. Poi basta: la demoralizzazione crebbe di pari passo con i rimproveri alla debole politica governativa. L’ultimo titolo a tutta pagina fu quello successivo alla strage di Vergarolla. La mestizia e il disappunto presero il sopravvento in vista dell’esodo, considerato ormai inevitabile.
A fine gennaio subentrò quale direttore il democristiano dignanese Corrado Belci, che gestì il giornale nell’avvilente periodo dell’esodo e del trasferimento prima a Trieste e poi a Gorizia. Con lui cessarono gli attacchi al Governo, nel frattempo privatosi della componente social-comunista, ma non quelli ai titini e all’amministrazione anglo-americana.
Gli interessati ai tre volumi possono scriverci all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o telefonare allo 040 830294. Se abitano a Trieste o comunque vi si recano con facilità potranno prelevarli alla tipografia ArtGroup di via Malaspina 1 previo accordo, onde evitare la spedizione postale, costosa e difficile vista la voluminosità e pesantezza dell’opera. Queste le condizioni: 1) per biblioteche, archivi e istituti di ricerca gratis; 2) per soci-abbonati e ricercatori offerta libera; 3) per tutti gli altri offerta di almeno 60 euro o, in alternativa, di almeno 50 euro (20 per i tomi + 30 per l’abbonamento/iscrizione).
L’esodo dimenticato
Successivamente il sindaco dell’LCPE Tullio Canevari ha presentato il librettino-tesina (49 pagine) di Erica Cortese L’esodo dimenticato. “La guerra è la lezione della storia che i popoli non ricordano mai abbastanza”, allegato a “L’Arena di Pola” dell’ottobre 2010. Quando lo scrisse, la giovane genovese, nipote di esuli, aveva 18 anni e frequentava la V Liceo scientifico. Canevari ha definito il testo «molto documentato, completo e sentito», gustando in particolare il nostalgico commento finale riferito ai parenti esodati della ragazza: «Ma a Pola era un’altra vita!». Un apprezzamento che assomiglia a quello formulato dal nipotino dello stesso sindaco durante la sua prima visita alla città quando disse: «Pola è un posto magico». Il volumetto è scaricabile dal sito www.arenadipola.it alla voce “Inserti”. «Simili produzioni – ha affermato Canevari – sono utili perché servono a far conoscere correttamente le nostre tematiche al di fuori del nostro ristretto mondo».
Il sindaco ha poi ricordato il volume collettaneo Ierimo del Filzi (Edizioni Biblioteca dell’Immagine, 2010, con 170 immagini d’epoca), cui ha contribuito quale ex studente del convitto “Fabio Filzi”, che dal 1948 a Grado e dal 1950 a Gorizia ospitò per anni tanti ragazzi profughi curandone in particolare l’attività sportiva, corale e teatrale e lasciando in loro un segno indelebile in termine di formazione ai valori.
Quanto agli esuli fiumani, Canevari ha dichiarato in tutta sincerità di provare una sana invidia per le cose che loro sono riusciti a fare mentre gli esuli polesi ancora no, come ad esempio farsi ricevere dal sindaco della propria città.
Paolo Radivo