
Nasce il 24 agosto del 1905 a Pola, in via Sissano, nella casa di fronte all’ospedale civile, e pochi giorni dopo viene battezzato nel Duomo con i nomi di Egidio Bartolomeo Cristoforo. E’ il terzogenito di una nidiata di sette fratelli e una sorella, così il papà, che è apprezzato disegnatore navale in cantiere, viene affiancato sul lavoro dal primogenito Giovanni, ancora ragazzo, per aiutare la famiglia.
Scoppia la I Guerra mondiale e Pola diventa città pericolosa, al punto che i civili vengono in gran parte sgomberati. I Bullesi prima devono andare a Rovigno, dove Egidio riceve la Prima Comunione all’età di dieci anni, poi profughi in Ungheria e a Wagna, in Stiria, infine a Graz (nella cui cattedrale riceve la Cresima l’anno successivo). Sono anni di disagi, freddo e fame. Lo vediamo undicenne percorrere con la sorella i monti della Stiria, ore ed ore di cammino, zaino in spalla, sulla neve, bussando di casolare in casolare alla ricerca di pane e patate in cambio del tabacco e degli indumenti che il papà porta da Pola. Quasi ogni giorno la stessa via crucis: specialmente triste quando Egidio, rientrando, non può consegnare nulla alla fame dei fratellini in attesa, e lo si deve lasciar sfogare a piangere in un angolo, lui, così piccolo e così responsabile.
Da allora in poi la sua vita sarà tutta un bruciare le tappe, come avviene spesso nell’esistenza di chi è destinato a salire precocemente al Cielo lasciando una forte traccia del suo passaggio nel mondo terreno. Nel settembre del 1918, a guerra non ancora finita, lo troviamo 13enne già apprendista carpentiere accanto al padre nell'Arsenale dì Pola, dove rimane tre anni, e nel luglio del 1920 si iscrive, 15enne, al Circolo Giovanile «San Francesco» dove è apostolo fervente fra i giovani ed entra a far parte del Terz'Ordine Francescano col nome di Lodovico. Durante lo sciopero dello stesso 1920 inalbera senza tentennamenti il Tricolore italiano sulla più alta gru dell’Arsenale.
Lavoro e apostolato?
Due strade inscindibili
Intanto la sua vita lavorativa procede in parallelo, inscindibile dal suo apostolato: nel gennaio del 1921 passa alle dipendenze di Scoglio Olivi in qualità di tracciatore. Infaticabile lavora e studia, ma soprattutto impara a portare Gesù nel cantiere per farlo conoscere e farlo amare. Nell’agosto dello stesso anno, nonostante la giovane età, è inviato a rappresentare l'Associazione di Pola al congresso per il 50° anniversario della Gioventù Italiana di Azione Cattolica a Roma. E’ il 1923 quando Egidio, appena 18enne, fonda e dirige a Pola la Sezione Aspiranti di Azione Cattolica (gli Scout), ma persino nei 25 mesi di servizio militare (1925-1927) esplica un singolare e coinvolgente apostolato: il 2 febbraio 1925, superata la visita medica di leva, viene arruolato nella Regia Marina e imbarcato a Venezia sulla corazzata “Dante Alighieri”, una nave da combattimento con 12 cannoni e più di 1.300 persone di equipaggio. Scrive P.U. Hohl: “Sulla nave trovò camerati spregiudicati e beffardi, privi di educazione morale e religiosa, imbevuti di anticlericalismo, che subivano la vita militare come forzati”. Ma lui si impone a tutti con la sua statura di un metro e novantadue e specialmente con la sua statura spirituale. Scrive alla madre: “Sulla prua della nave guardo il cielo, penso a Dio fonte della mia gioia, della mia pace e della mia felicità”. Si trasforma in apostolo anche a bordo, esattamente come aveva fatto sulla terraferma, e riesce a far nascere una specie di club con il nome “attività serali frigorifere” perché si riunisce nei locali dei frigoriferi: in questo contesto avvengono varie conversioni e addirittura una vocazione religiosa. Guido Foghin, agnostico, dopo la morte di Egidio prenderà i voti come frate francescano, missionario in Cina e poi in Guatemala, assumendo da religioso il nome stesso dell’amico Bullesi: padre Egidio Maria.
In Cantiere come in Marina: prima Gesù
Nel 1927, dopo il congedo, ritroviamo Egidio come disegnatore nel Cantiere a Monfalcone, dove il sacrificio di lasciare Pola è ben presto superato dal piacere di poter fare del bene tra i ragazzi, gli operai, nella San Vincenzo (“Vorrei correre ovunque c’è bisogno di un pezzo di pane…Ho sempre in mente i miei poveri”). Per quest’ultima si strapazza e si prende una fastidiosa bronchite, sfociata poi in tubercolosi: la sua malferma salute, che non è riuscita a fiaccare l’entusiasmo per la vita al servizio degli altri, sta minando seriamente il suo corpo e il 29 agosto del 1928 Egidio è ricoverato all'ospedale di Pola. Anche in questa dolorosa occasione impara ad evangelizzare la sofferenza insegnando come si fa ad accettare la malattia, il dolore e anche lo spettro della morte. “Se vivo, Gesù è la mia felicità. Se muoio, vado a godere il mio Gesù”.
Santuario Madonna delle Grazie in Siana - Pola
In Cielo a 23 anni con l’abito francescano
Spira il 25 aprile dell’anno successivo alle ore 5,30 del mattino, e chiede di essere sepolto con l’abito francescano. Commuove ancora oggi il necrologio con cui la famiglia ne dà l’annuncio, che riportiamo per intero.
“Ieri alle 5.30 ant, felice di raggiungere il suo diletto Gesù, volava al cielo l’eletto apostolo di Cristo BULLESSICH EGIDIO Tecnico navale – di anni 24. Il papà Francesco, disegnatore tecnico della R. Marina, la mamma Maria nata Diritti, ed i fratelli Giovanni, Maria, Lino, Eugenio, Antonio, Oliviero e Giuseppe, rassegnati alla volontà del Signore, nonché gli zii e i cugini danno l’annuncio a tutti i parenti, amici e conoscenti. I funerali seguiranno venerdì 26 corr. alle 17 partendo dalla via Sissano 59. Pola, 26 aprile 1929”.
I funerali sono imponenti e commossi. Don Santin gli dà l’ultimo addio: “Non spargiamo lacrime, perché più che pianto, Egidio deve essere invidiato ed imitato. Non fiori, perché fiori sorgeranno spontanei sulla terra che lo ricopre e sulla via da lui percorsa, seminati dalla sua eletta virtù, dal suo mirabile esempio. Per amore di Dio visse, per amore di Dio morì… Non piangiamo, nella sua persona Gesù è passato un’altra volta sulla terra facendo del bene”.
Una lunga causa di beatificazione
La fama della sua santità, che già lo ha accompagnato in vita, si diffonde rapidamente tra i marinai, tra la gente comune, tra i membri dell’Azione Cattolica. Finché nel maggio del 1974 i confratelli trasportano la sua salma dal cimitero di Pola al Santuario «Madonna di Barbana» sull’isola omonima, presso Grado, dove ci sono molte occasioni per farlo conoscere al clero e ai pellegrini e ai giovani in particolare, perché lo prendano come modello di vita cristiana. Subito dopo a Trieste ha inizio il processo di beatificazione. Nel dicembre 1977 si chiude il processo informativo e la causa di beatificazione è inviata a Roma, dove nel febbraio del 1978 con il visto di Paolo VI la congregazione rende pubblico il processo di Trieste. Il 29 aprile 1979 la base militare di La Spezia lo vuole ricordare con un busto e l’orazione ufficiale è tenuta dall’onorevole Oscar Luigi Scalfaro, che esalta le virtù “del più santo dei marinai d’Italia”. Occorre attendere il 7 luglio del 1997 perché, conclusa la discussione presso la Congregazione delle Cause dei Santi, i Padri Cardinali e Vescovi dichiarino che il giovane Egidio Bullesi ha esercitato in grado eroico le virtù teologali, cardinali e annesse, cioè Fede, Speranza, Carità, Prudenza, Giustizia, Temperanza e Fortezza. La Chiesa lo dichiara Venerabile e attualmente sono all’esame presunti miracoli per sua intercessione, che dovrebbero portarlo definitivamente agli altari.
Egidio ebbe vari padri spirituali, ma quello a cui affidò le tappe della sua vita interiore fu un giovanissimo sacerdote don Antonio Santin, 27 anni, assistente del Circolo Giovanile di Pola e dell’Azione Cattolica. Sotto la guida di padre Tito Castagna si iscrisse al Terz’Ordine Francescano. Aderì alla Conferenza di San Vincenzo, diventò catechista e animatore di ogni iniziativa di carità. “Sento che è necessario infiammare i giovani e avviarli all’apostolato”, diceva. Da Roma, dove nel 1921 a 16 anni partecipò, come detto sopra, al congresso nazionale per il 50° della Gioventù Cattolica, ritornò con il desiderio e l’energia necessaria per fondare anche a Pola un gruppo Scout.
Egidio fu dunque apostolo nella Famiglia, che aveva bisogno di una riscossa spirituale, apostolo in Cantiere, un ambiente difficilissimo specialmente a Pola, dove per 7 anni fu vero modello di operaio e di cristiano impegnato e attivo, apostolo in Marina, tra i 1.300 commilitoni della “Dante alighieri”, e apostolo in Ospedale, dove lasciò esempi di intensa vita spirituale e di serena accettazione del dolore e della morte.
“Ho impegnato tutte le mie forze per amare sempre più il Signore; ho corrisposto alle Sue grazie nel modo più assoluto; ho resistito fortemente e completamente a tutte le tentazioni ed insidie. Da questo un progredimento meraviglioso nella virtù, una formazione del carattere e dello spirito alla vera vita cristiana, una fede ed un fervore sempre crescente, una confidenza sconfinata fino all’abbandono completo alla volontà del Signore, una vita interiore vissuta nell’amore ardente a Gesù Cristo ed un amore tenero e filiale alla Madonna; un animo tutto disposto all’Apostolato», scrisse Egidio il 10 luglio 1926 in una lettera a padre Tito Castagna da La Spezia.
Eugenio Ravignani, vescovo di Trieste, così ha commentato: “La vita di Egidio apparirà come lo straordinario che si rivela nell’ordinaria fatica di ogni giorno, nella gioia delle amicizie, nella testimonianza cristiana decisa, nella profonda spiritualità che una grande semplicità rende non solo più accetta, ma anche più autentica. La sua vita ci conferma che la via della santità è aperta a tutti e la si percorre nel quotidiano impegno di un lavoro amato, ma, come egli scrisse da marinaio: “con la branda sotto il braccio, in alto sulla prua della nave, guardando il cielo, pensando a Dio, fonte della gioia, della pace, della felicità”.
L’Arena di Pola, 30 agosto 2018,p. 12
Bibliografia
Santi e martiri nel Friuli e nella Venezia Giulia, promosso dall’arcivescovo Antonio Vitale Bommarco a cura di Walter Arzaretti, Padova 2001, pp 261-263 (scheda di Marino Zerboni)
Ubertino Hohl, Il nostro amico Egidio, Grado (Go) 1981
Matteo Kuhar, L’ammirabile Egidio, Grado (Go) 1986
Gabriele Navone, Venerabile Egidio Bullesi. Le ragioni della giovinezza (8a edizione), Grado (Go) 1997
Egidio Bullesi 1905 – 1929, a cura di Giuseppina Zogno, Grado (Go) 2005
Egidio Bullesi venerabile. Raccolta tematica dagli scritti, a cura di Giuseppina Zogno, Grado (Go) 2009
Il venerabile Egidio Bullesi e la sua straordinaria famiglia, Grado (Go) 2014
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