BENEMERENZA"ISTRIA TERRA AMATA"

A JAN BERNAS LA BENEMERENZA "ISTRIA TERRA AMATA"


La sera di sabato 17 maggio 2014 la sala congressi dell'Hotel Brioni era piena di radunisti e di alcuni residenti desiderosi di ascoltare il 36enne giornalista e scrittore Jan Bernas, autore del libro "Ci chiamavano fascisti. Eravamo italiani" (Mursia, 2010) e coautore con Simone Cristicchi sia dello spettacolo teatrale sia del libro Magazzino 18 (Mondadori, 2014).

Il sindaco Tullio Canevari ha  consegnato a Jan Bernas il premio “Istria terra amata” 2014 quale piccolo segno duraturo della profonda riconoscenza per la sua opera. La splendida targa in argento raffigurante l'Arena di Pola è opera del socio Leonardo Bellaspiga. A Bernas è stata anche donata una spilla con l'emblema di Pola. «Vi ringrazio tutti di cuore - ha concluso - per ciò che mi avete donato, per tutte le volte che avete avuto il coraggio di riaprire le ferite del vostro cuore, per avermi regalato le vostre storie e il vostro passato, che spero di aver trasmesso ai giovani, in modo da liberarci da questa oppressione di silenzio durata per troppi anni».

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ATTESTATI DI BENEMERENZA

Benemerenze a Argeo Benco, Silvio Mazzaroli,
Salvatore Palermo-Graziella Cazzaniga,
Roberto Giorgini

(le foto nella rubrica "Galleria fotografica"

Terminati i conferimenti ufficiali, a sorpresa Tito Lucilio Sidari è salito sul palco annunciando che il Consiglio dell’LCPE aveva deciso di assegnare ulteriori “attestati di benemerenza”.

In pratica la maggioranza dei consiglieri uscenti ricandidatisi per il quadriennio 2013-2017 ha voluto fare un regalo a quanti hanno deciso di non ricandidarsi o comunque di lasciare la carica di alta responsabilità finora rivestita. La cosa, preparata da mesi, era stata tenuta all’oscuro dei diretti interessati per ovvie ragioni.

Sidari ha chiamato per primo sul palco Roberto Giorgini, cui va il merito di «aver raggiunto i 25 anni ininterrotti di guida del gruppo L’Ultima Mularia de Pola, che si riunisce annualmente nel ricordo degli anni felici trascorsi nella propria Città, Terra dei propri padri, prima dell’Esodo del 1947». Giorgini non è riuscito a proferir verbo per la commozione.

Secondo della lista Salvatore Palermo, premiato «per aver svolto per lunghi anni l’incarico di Assessore all’Anagrafe, intrattenendo con i Soci anche amichevole duratura amicizia, e per aver organizzato impeccabilmente, insieme con la Consorte Graziella Cazzaniga Palermo, gran numero dei Raduni annuali dell’Associazione». Palermo ha ammesso con soddisfazione che non se l’aspettava.

Quindi Silvio Mazzaroli, considerato meritevole per «aver guidato l’Associazione dal 2002 per due mandati e diretto il giornale “L’Arena di Pola” per 10 anni, realizzando il sogno di portare gli esuli da Pola ad effettuare i Raduni annuali nella loro Città, fin dal 2011, e di iniziare a ricucire su solide basi il tragico strappo aperto nella popolazione istriana con l’Esodo del 1947 e degli anni successivi». Mazzaroli, preso alla sprovvista, si è detto molto felice e ha ringraziato dicendo che per lui è stato sempre bello tornare a Pola e in Istria.

Infine il sindaco uscente Argeo Benco ha ricevuto l’attestato «per aver realizzato l’informatizzazione delle annate del giornale “L’Arena di Pola” dal 1945 – anno della sua fondazione – in poi, rendendo disponibile a chiunque il patrimonio di italianità, di cultura e di notizie in esso racchiuse, e per aver guidato l’Associazione dal 2009 al 2013 in un periodo di grande rinnovamento, portando gli esuli da Pola ad effettuare i Raduni annuali nella loro Città, fin dal 2011, in vista di un migliore futuro nell’ambito dell’Unione Europea». Benco, sorpreso, ha affermato commuovendosi che quella dell’LCPE è stata per lui l’esperienza più bella nel mondo degli esuli.

BENEMERENZA "ISTRIA TERRA AMATA"

“Istria Terra amata”
a Ester Sardoz Barlessi,
Bruno Carra Nascimbeni
e “Grado Teatro”
Tra il primo e il secondo atto della rappresentazione teatrale Silvio Mazzaroli ha presentato la vicenda umana del rovignese-polesano Francesco Tromba, figlio di un infoibato, che ha ringraziato sentitamente per l’attenzione prestatagli. Alla fine dello spettacolo ha avuto luogo sul palco la consegna delle benemerenze “Istria Terra amata”, che dal 2011 il Libero Comune di Pola in Esilio conferisce a persone che abbiano saputo da una parte del confine divulgare la storia dell’Istria e le vicende degli esuli e dall’altra difendere l’identità italiana autoctona, sempre per ricucire lo strappo determinato dall’Esodo.

Quest’anno il Consiglio comunale uscente dell’LCPE ha individuato tre “benemeriti”: Ester Sardoz Barlessi, Bruno Carra Nascimbeni e la compagnia “Grado Teatro”.

La scrittrice e poetessa Ester Sardoz Barlessi, residente a Pola, è stata premiata «per aver saputo rappresentare magistralmente, con una narrazione estrosa, a volte ironica ma ricca di umanità e pregna di emozioni, le lacerazioni del tessuto umano causate dal dramma dell’esodo e per aver sempre difeso, con grande coraggio, la cultura autoctona della terra d’Istria e della città di Pola». Impossibilitata Ester Sardoz Barlessi a presenziare per ragioni di salute, è stato il figlio Dalen a ritirare l’attestato. Roberto Stanich ha declamato i versi di una poesia dialettale inviata per l’occasione:
Tera rossa/ e pinete./ Graje de ginepro,/ de ginestra,/ de more e sparesine.../ e tanto mar color del ciel/ do’ che se specia paeseti incantai,/ fermi in tel tempo./ In questa nostra Itaca/ de tuti bramada, / semo noi,/ con le radise in fondo a la tera/ salde come i olivi,/ le vide,/ i moreri / e le fighere./ La richessa xe tuta qua, /ma per sentir / caldo in tel cuor/altro no ocori.

E’ seguita la premiazione di Bruno Carra Nascimbeni, esule rovignese residente a Castelfranco Veneto, autore della sceneggiatura dello spettacolo teatrale Istria terra amata - La cisterna. Silvio Mazzaroli, che ha creduto fin dall’inizio nel valore dell’opera, ha ricordato che fu inscenata per la prima volta dalla compagnia “Grado Teatro” nel 2005 a Trieste in una sala Tripcovich che, potendo contenere “solo” 800 persone, non riuscì ad ospitare tutto il pubblico. Dopo di allora lo spettacolo è stato rappresentato altre 35 volte, suscitando sempre applausi e commozione. Ne è stato tratto anche un dvd, promosso a scopo didattico da “L’Arena di Pola” nel 2010. Il merito riconosciuto all’amico Bruno Carra Nascimbeni è stato quello di aver saputo «raccontare senza rancore la nostra storia a chi la conosce poco, emozionando invece chi quelle vicende le ha vissute». «Ho scritto il testo – ha spiegato il “benemerito” – in tre giorni per raccontare la mia vita in Istria. Ma senza Silvio Mazzaroli non avrebbe mai avuto un futuro. Ringrazio anche Tullio Svettini e il regista».

La terza benemerenza è andata a “Grado Teatro” «per aver interpretato con grande sensibilità Istria Terra amata - La cisterna aiutandoci a far conoscere agli italiani il dramma vissuto dalle genti istriane». L’attore, regista e attuale direttore artistico della compagnia Tullio Svettini, esule rovignese, ha rilevato la difficoltà del testo, auspicando di poterlo rappresentare anche in altre Comunità degli Italiani dell’Istria dopo la “prima” prevista nel prossimo autunno a Rovigno. La compagnia ha ringraziato Carra e Mazzaroli per l’opportunità offerta.

Benemerenza a Padre Germano

Padre Germano compie 100 anni

Festa grande a Treviso per i 100 anni di vita e i 75 di sacerdozio di padre Germano (Mario) Diana. Nato il 21 gennaio 1913 ad Aiello del Friuli, dal 1925 frequentò il collegio dei Frati Minori di Chiampo (Vicenza), nel 1928 vestì a Venezia l’abito di San Francesco con il nome di Germano, nel 1929 emise la professione semplice e nel 1936 quella solenne. Il 29 giugno 1938 fu ordinato sacerdote. Dal 14 agosto 1939 operò a Pola nella parrocchia di Sant’Antonio, dietro l’Arena. A lui spettò l’istruzione dei giovani, dei chierichetti e dei frequentatori dell’oratorio oltre che il coordinamento della filodrammatica e dei ragazzi dell’orfanotrofio conventuale. Con l’entrata in guerra dell’Italia iniziò a tenere un diario, che costituisce un prezioso documento di storia cittadina. Il 17 febbraio 1947 partì con il “Toscana”. Nel 1948 un tribunale jugoslavo lo condannò in contumacia come “spia del Vaticano”. Dopo un periodo trascorso nel convento di Gemona, dal 13 novembre 1948 al 13 novembre 1998 fu per cinquant’anni instancabile missionario in centro America con il nome di Mario. Tornato in Italia, risiedette nel convento di Cormons fra il 1998 e il 2002; da allora vive a Treviso nel convento francescano della chiesa Votiva (Santa MariaAusiliatrice). Ha spesso partecipato ai raduni dell’Ultima Mularia de Pola.

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In suo onore domenica 20 gennaio mons. Eugenio Ravignani, vescovo emerito di Trieste nonché esule polesano, e sei frati minori (fra cui il ministro provinciale) hanno concelebrato una messa nella chiesa Votiva gremita di confratelli, parrocchiani ed esuli. Nell’omelia Ravignani, che a Pola era stato suo chierichetto, ha individuato in lui tre doni (carismi) elargitigli dallo Spirito Santo: la vocazione alla vita francescana, quella al sacerdozio e quella alla missione.
«Nel 1944 – ha ricordato il presule – i continui bombardamenti aerei costringevano a passare giornate intere (e qualche ora della notte) nei rifugi scavati nella roccia. Un’uscita dal rifugio più vicino a casa mia s’apriva dietro il convento dei frati. E così cominciai a frequentare quella parrocchia. Ricordo la fraternità di allora e i frati. Tra loro padre Germano, che non era difficile amare per quella sua umile semplicità, “sorella della sapienza” con cui ci accoglieva sorridente, incoraggiava le nostre confidenze e conosceva le nostre attese. Egli, con il suo esempio, non è stato certo estraneo al maturare anche in me di una vocazione alla vita sacerdotale, per cui a lui sono sempre riconoscente. Era certo un frate attivo, impegnato, all’avanguardia nella conoscenza di certe possibilità che scienza e tecnica allora offrivano e che sperimentava con successo; era seguito non solo dai ragazzi ma dai giovani che allora animavano la comunità parrocchiale. Ed era un padre che sapeva dare guida spirituale sicura e forte a chi s’affidava a lui». «Oggi – ha continuato – egli ricorda con noi settantacinque anni di sacerdozio. Alla sua profonda gratitudine si accompagna la nostra e quella di tutti coloro ai quali ha fatto conoscere ed amare il Signore Gesù, ha annunciato nel vangelo la sua parola di verità ed ha educato a crescere nella fede impegnandoli e sostenendoli nel darne testimonianza convincente e credibile».
«Sulla città di Pola e sulla terra – ha rammentato mons. Ravignani – si abbatté la tempesta. Non era più solo quella delle incursioni aeree, quando la morte veniva dall’alto. A guerra che sembrava finita altre furono le preoccupazioni e le sofferenze. Dalla dura occupazione tedesca ad altre occupazioni straniere che umiliarono la vita di una città, fino al suo passaggio e di tanta parte dell’Istria all’allora Jugoslavia e, conseguentemente, all’esodo forzato di quanti abbandonarono le loro case per cercare altrove lavoro, pane e pace. Dopo aver subito ingiusta violenza e persecuzione, se ne andarono anche i frati, lasciando ai loro confratelli francescani della provincia croata convento e chiesa».
«Fedeltà e grazia – ha concluso Ravignani – sono state compagne in tutti giorni della vita di padre Germano; il Signore l’ha saziato di lunghi giorni e gli ha mostrato la sua salvezza. Ha abitato nella casa del Signore e felicità e grazia sono state compagne di tutti i giorni della sua vita; il Signore gli ha dato la grazia di giungere alla pienezza dei suoi giorni fedele alla promessa che il più giovane arriverà a cent’anni».
Al termine della messa, l’esule polese Danilo Colombo ha affermato davanti all’uditorio che padre Germano ha fatto suo il comandamento di Gesù «ama il tuo prossimo come te stesso». Lo ha ricordato mentre dal campanile della chiesa di Sant’Antonio fotografava le distruzioni apportate dai bombardamenti anglo-americani e mentre condivideva con i polesani il periodo dell’occupazione nazista, titina e alleata. Ora sia gli esuli sia i “rimasti” che lo conobbero gli sono riconoscenti.

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Il sindaco del Libero Comune di Pola in Esilio Argeo Benco ha quindi consegnato con commozione a padre Germano la benemerenza Istria Terra amata «per aver vissuto in prima persona la tragedia istriana e per essere stato sempre spiritualmente vicino agli esuli portando loro parole di conforto e di amore». È stata poi letta la benedizione apostolica impartitagli da papa Benedetto XVI. Il religioso, ormai... “secolare”, ha ricordato la «mularia de Pola» affermando che quegli anni furono al contempo i migliori e i peggiori della sua vita.

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Durante il pranzo padre Germano ha soffiato sulla candelina di una torta che sommava due numeri: 100+75. Un’altra torta ha riprodotto invece una vecchia foto del frate con alcuni confratelli e ragazzini di Pola durante la guerra. L’esule rovignese Francesco Tromba ha letto un passo del suo libro autobiografico per esprimere gratitudine ai francescani che lo accolsero amorevolmente da orfano prima a Pola e poi a Venezia. Il 98enne frate Pacifico Giusto, che trascorse diversi anni a Pola, ha poi cantato una canzone patriottica dialettale e letto una simpatica poesia sempre in dialetto.
Paolo Radivo

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