NESAZIO: UNA LUNGA STORIA DAGLI ISTRI AI ROMANI

 (Arena di Pola settembre 2015)

Nesazio: una lunga storia dagli Istri ai Romani

Pubblichiamo di seguito la relazione su Nesazio letta dalla dott.ssa Kristina Mihovilić (Museo Archeologico dell’Istria) domenica 14 giugno 2015 all’Hotel Brioni durante il 59° Raduno degli Esuli da Pola.

Nesazio: storia e scavi
Il sito più importante e significativo per la storia dell’Istria è sicuramente l’antica Nesactium. Nella storia di Roma di Tito Livio, Ab Urbe condita, si trova la descrizione degli scontri e delle guerre tra Romani e Istri, come anche l’assedio del 178-177 a.C., con la caduta di Nesazio e il suicidio di Epulo, l’ultimo re degli Istri.
Da varie fonti scritte si sapeva che Nesazio era il centro protostorico del territorio Istrico, centro spirituale, di culto e amministrativo/politico, sede del re o regulus ereditario, che univa le varie stirpi Istriche o populi, guidati da principes. Dopo la caduta e l’occupazione romana, Nesazio, anche se politicamente distrutta, esisteva nella sfera spirituale-religiosa e gradualmente con le influenze romane è stata adeguata nelle costruzioni, nell’arte, nella cultura e nell’economia. Oltre che da Tito Livio, nei testi antichi Nesazio viene nominata anche da altri, come per esempio Plinio il Vecchio, poi da Tolomeo, e per ultimo dall’Anonimo Ravennate nel VI secolo.
Con il passare del tempo si perse memoria dell’esistenza o dell’ubicazione di Nesazio, però nella seconda metà dell’Ottocento diversi storici e altri studiosi Istriani si occuparono della questione (Luciani, Scampicchio, De Franceschi, Burton). Furono fatte ricerche sul territorio e poi ricerche nei documenti scritti, nei quali Pietro Kandler notò la somiglianza fra i toponimi Nesactium e Vizače, alla quale giunse attraverso le varianti trovate nei testi medievali, come Isacium, Isaccio, Campi Isacii, Isazii, relativi alla località vicina al villaggio di Altura, dove si scorgevano importanti resti architettonici e altre rovine.



Storia degli scavi
Prima dell’inizio degli scavi sistematici, nella zona furono fatti vari tentativi da diverse persone (Luciani, Scampicchio, Burton, Sottocorona, Cleva e diversi cercatori di tesori).
Nel 1898 la Società Istriana di Archeologia e Storia Patria, su proposta di Bernardo Benussi, formò una commissione di 4 membri (dr. Cleva, prof. Puschi, prof. Sticotti, dr. Schiavuzzi), per analizzare, organizzare ed eseguire lavori sulla collina di Vizače presso Altura. Gli scavi sistematici iniziarono nell’anno 1900, dopo che la Giunta Provinciale e la Dieta Provinciale avevano acquistato alcuni terreni.
Il sito si trova a circa 11 km a NE di Pola e a meno di 2 km a N di Altura. Sorge sopra una collina di altezza media attorno ai 117 m sopra il livello del mare, mentre il punto più alto si trova all’estremità occidentale, quella di più facile accesso, e quindi protetta da un possente vallo. La collina si innalza sopra la valle Maddalena, che da sotto Momorano sbocca in mare con la valle di Badò, un porto ben protetto. Così Nesazio si ritrova in posizione nascosta, a circa 2 km dal mare, però con un sistema di collegamento tra piccoli castellieri (Kaštelir, Kitica e Sanapù) poteva controllare i traffici marittimi nel Quarnero e nell’Adriatico settentrionale. Con questo si è imposta come importante stazione di raccordo di contatti e scambi tra l’entroterra e l’Adriatico durante il I millennio a.C..
Durante gli scavi dell’anno 1901, fu scoperta la base del monumento dedicato a Gordiano III (238-244 d.C.), con l’iscrizione che contiene il nome di Nesazio nell’ultima riga: R(es) P(ublica) NES(actiensium). Significava che si stava scavando nel luogo giusto. La conferma si è ripetuta nel 2004, durante gli scavi del Museo archeologico dell’Istria, condotti da Kristina Džin nella zona nordest del foro, dove è stata trovata una seconda epigrafe sulla quale sono menzionati due funzionari Romani: Tito Prifernio Paeto e Settidiano Firmo, e dove è riportato anche il nome di Nesazio per intero: NESACTIVM.
La maggioranza degli scavi sono stati eseguiti nei primi anni del ’900, fino intorno al 1922, sotto la conduzione del prof. Alberto Puschi. Poi dal prof. Pietro Sticcotti e dal sempre presente dr. Bernardo Schiavuzzi furono scoperti la necropoli preistorica, quella romana, i resti di abitazioni, le terme e le basiliche paleocristiane.
Negli anni trenta del secolo scorso, Attilio Degrassi condusse le indagini lungo le mura tardoromane e le porte.
Nell’anno 1941 Mario Mirabella Roberti aveva iniziato lo scavo dei templi, che poi conclusero Giovanni Brusin e Giulia Fogolari della Soprintendenza alle antichità di Padova.
Dopo la seconda guerra mondiale, abbiamo il dato che nel 1953 Boris Baćić eseguì dei saggi di scavo con i quali raccolse dati che documentano la presenza umana sulla collina di Nesazio già dal neolitico antico.
Negli anni ’60, Josip Mladin condusse delle ricerche nella zona a ovest dalla necropoli preistorica, scoprendo nuove costruzioni entro il vallo, interpretate come zone di culto.
Dal 1974 al 1977 Branko Marušić eseguì degli scavi di revisione delle basiliche paleocristiane, mentre dal 1978 al 1982 Vesna Girardi Jurkić revisionò la zona dei templi capitolini.
Nell’ambito di questi, Kristina Mihovilić poté eseguire dei saggi: nel 1977 davanti alla zona dell’altare della basilica settentrionale; nel 1981 e nel 1983 entro le fondamenta dei templi, quello mediano e quello settentrionale.
Nel 1984, nello scavo delle condutture per l’acqua, tra Altura e Nesazio fu scoperto un gruppo di tombe romane (scavo Kristina Mihovilić), pubblicate da Robert Matijašić nel 1996.
Nel 1990, dopo il crollo di parte del muro settentrionale della “Porta preistorica”, Kristina Mihovilić eseguì un saggio fino alla pietra di base, prima della ricostruzione.
Importanti analisi geomorfologiche, sondaggi geofisici e altri scavi furono condotti da Guido Rosada, con il gruppo dell’Università di Padova, tra il 1993 e il 1995. I risultati di questo sono stati pubblicati nel volume Oppidum Nesactium. Una città istro-romana.
Gli ultimi scavi furono quelli eseguiti tra il 2002 e 2006, nella zona del foro, condotti da Kristina Džin.

Nesazio protostorica
Nesazio è un castelliere tra i più vasti dell’Istria. La posizione era abitata, o soltanto frequentata già dal neolitico antico, poi sicuramente durante l’età del bronzo. Le mura del castelliere, secondo Degrassi, si trovano sotto le costruzioni delle mura tardoromane. L’estremità occidentale della collina è protetta da un alto vallo o terrapieno che copre diverse mura a secco, parallele e ricoperte da terriccio. Oggi questa costruzione ha circa 4 m di altezza, però in antico doveva essere molto più alta e difendeva l’accesso all’abitato. Dietro questa costruzione si trova la cosiddetta necropoli preistorica con tombe di incinerati. La presenza in Istria di nuovi abitanti con l’uso dell’incinerazione nel rito funebre, a differenza dell’inumazione usata durante l’età del bronzo, inizia nella fase del Bronzo finale, dal XII/XI sec. a.C.. I nuovi abitanti distrussero la necropoli precedente, della quale era rimasta soltanto una sepoltura di inumato in cassetta litica, mentre due costruzioni di tombe antiche furono riutilizzate per sepolture di incinerati: la tomba 3 della zona VI e la tomba 2 della zona IV.
Le tombe a incinerazione contengono i resti di ossa combuste raccolte nelle urne, o deposte anche senza urna, con oggetti di ornamento in bronzo e osso intenzionalmente danneggiati. Nelle fasi più antiche si riconoscono elementi tipici della cosiddetta cultura dei campi di urne, che prevalgono circa fino alla fine del X sec. a.C.. Verso la fine di questo secolo appaiono dei cambiamenti nella forma e nelle decorazioni delle urne, come anche nei tipi di ornamenti. Durante tutto il I millennio, le armi nelle sepolture degli Istri sono molto rare. La maggioranza delle sepolture sono multiple o di carattere famigliare, e spesso vengono riutilizzate attraverso più secoli.
Dalla fine del IX sec., iniziano ad apparire nelle tombe oggetti di importazione, prima di tutto dei vasi che provengono dall’Italia centrale e sudorientale, dall’Etruria meridionale e dalla Daunia.
Dal VIII sec., l’inizio dell’età del ferro in Europa, Nesazio rappresenta già uno dei centri più importanti dell’epoca.
Tra l’VIII e il VI sec., ma per alcuni autori forse anche molto prima, si formò il gruppo dei monumenti litici di Nesazio (sculture e rilievi), scoperti in situazioni secondarie, ragion per cui ancora oggi non è stato possibile datarli o determinare la loro vera funzione. Possono essere parti di monumenti tombali, come anche di qualche tempio funerario. Rappresentano un unicum lungo la costa orientale dell’Adriatico. La scultura più importante rappresenta una kourotrophos e il cavaliere. E’ stata definita dea della fertilità. Per i frammenti di torso si pensa che siano stati realizzati sotto gli influssi delle sculture etrusche, tramite quelle picene. A loro volta, le sculture di Nesazio e forse anche gli artigiani scalpellini influirono sull’apparizione della scultura nell’Europa occidentale (Hirschlanden).
La prova dell’importanza di Nesazio e dell’élite che la abitava è la tomba 12, della zona I, che raccoglie oggetti che si possono datare dal IX al IV sec. a.C.. Tra questi si trovano oggetti di prestigio che collegano i vari gruppi elitari europei: scettro, spiedi, situle istoriate, flabelli, ceramiche daune e greche. I diversi recipienti in ceramica o bronzo servivano per il consumo del vino nei simposia o banchetti che organizzava l’élite. Secondo i reperti raccolti finora, sembra che questo livello di vita a Nesazio continui fino alla caduta del 177. a.C..
Sono comunque rimaste sconosciute tuttora altre costruzioni o impianti dell’abitato protostorico.

Nesazio romana
Dopo la caduta descritta da Tito Livio, la vita di Nesazio continua, anche se sicuramente cambiata. Non sappiamo quando Nesazio sia diventata romana. Sicuramente quando è stata innalzata al rango di municipio dentro il territorio della colonia Pola.
La struttura urbana si formò verso l’inizio del I sec. d.C.. Racchiusa da mura, si entrava attraverso la Porta Polensis, che portava al centro della città, al foro.
Dalla parte occidentale del foro si trovano i tre templi capitolini, costruiti nella prima metà del I sec., dedicati forse a Giove, Giunone e Minerva. Le fondamenta del tempio meridionale sono costruite con blocchi megalitici lavorati a bugna. Ciò faceva pensare a una datazione più antica di questo tempio, e poi nelle vicinanze è stata trovata un’ara dedicata a Eia, una divinità Istrica che forse rappresenta una continuità dei culti protostorici.
A settentrione del foro si trovano le terme pubbliche, dagli scopritori definite come due costruzioni collegate: quella occidentale femminile, mentre quela orientale maschile. Nel IV sec., nella zona del praefurnium delle terme maschili fu installato il torchio per la lavorazione dell’uva e delle olive, che segna un periodo di declino e di ruralizzazione di Nesazio.
Nalla zona intorno al foro, circondato da porticato, sono state scoperte soltanto in parte varie abitazioni di tipo cittadino. La casa nr. 1 si trova a occidente dalle grandi terme, nella zona della casa del custode. Intorno alla cisterna centrale, nella quale si raccoglieva l’acqua piovana, tra le varie stanze si trovano anche le terme private.
La casa nr. 2, parzialmente scavata, si trova al margine meridionale del foro. L’ingresso si trovava al livello del foro, e dei gradini in pietra scendono allo scantinato costruito sul pendio.
Le case nr. 3 e 4 sono state scavate a oriente del foro. Sono divise tra loro tramite una strada che dal foro poteva portare verso una postierla nelle mura di difesa. Anche queste hanno delle cisterne di dimensioni minori costruite in opus cementizio.
Sotto le costruzioni delle basiliche paleocristiane si trovano i resti della casa nr. 5, nel centro della quale si trova una cisterna costruita con lastre di calcare monolitiche.
La necropoli degli abitanti di Nesazio romana si trova fuori le mura, davanti alla Porta Polensis e lungo la strada che collegava Nesazio con Pola. Le tombe più rappresentative e ricche si trovavano vicino all’entrata della città. Molte avevano la forma di edicole o piccoli templi. Contenevano i resti combusti dei defunti raccolti in urne di vetro e diversi oggetti di ornamento, specchi in argento, un sistrum in bronzo, una scatolina in cristallo di rocca, e poi le consuete lucerne, balsamari in vetro, incensieri e altro ancora.

Nesazio paleocristiana
Nel V sec., Nesazio è ancora un importante centro paleocristiano, segnato dalle due basiliche del tipo aquileiese, o istriano-norico. Sono delle costruzioni rettangolari, con il semicerchio del subselio nella zona orientale dell’altare. La basilica meridionale è più grande, e sembra che in una fase seguente fosse stata ristretta. La basilica settentrionale, di dimensioni minori, si spiega come costruzione che serviva per riti speciali, come per esempio il battesimo. Accanto al muro perimetrale settentrionale si trova un piccolo battistero con la vasca rettangolare. Le due basiliche inoltre erano collegate da un nartece lastricato. Con gli scavi sono stati trovati pochi resti di mosaici pavimentali e alcuni elementi di strutture in pietra decorati con rilievi vegetali.
Verso la fine del VI, o gli inizi del VII sec., le basiliche, come anche Nesazio, vengono distrutte dalle incursioni degli Avari assieme agli Slavi. Questo viene documentato da tracce di incendio trovate dentro le basiliche, e poi da due punte di frecce a tre spigoli, tipiche degli incursori.
Questi avvenimenti furono annotati dallo scrittore longobardo Paolo Diacono. Qui si ferma la storia di Nesazio.
Nuovi villaggi si sono formati intorno a Nesazio dopo le grandi epidemie del XIV e XV sec., e i resti di Nesazio sono serviti come materiale per la loro costruzione.
Kristina Mihovilić

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